La fidanzata di Giovanni Custodero: “Se fosse stata legale avrebbe chiesto l’eutanasia”
“Non ne poteva più di soffrire. Se fosse stata legale, Giovanni avrebbe chiesto l’eutanasia”: a parlare è Luana Amati, la giovanissima fidanzata di Giovanni Custodero, l’ex calciatore del Fasano morto quattro giorni fa dopo aver chiesto la sedazione profonda. A Giovanni, il “calciatore guerriero”, nel 2016 era stato diagnosticato un sarcoma osseo. In una intervista a Repubblica Luana, che fino alla fine è rimasta accanto al suo Giovanni, ha parlato della sua storia col giovane e della scoperta della malattia, fino agli ultimi giorni insieme. "Sapete qual è il ricordo più pazzo? Giovanni e io lanciati con una carrucola tra due montagne, in Basilicata, per fare il volo dell’angelo”, ha detto Luana, ricordando una giornata del 2017, quando a Giovanni avevano già amputato la gamba. “Volavamo felici, mano nella mano, sicuri di aver sconfitto la malattia". Se tornasse indietro Luana dice che rifarebbe tutto, attimo dopo attimo: "Dopo il primo ricovero Giovanni me lo chiese: ho il tumore, sei sicura di voler restare con me? Domanda assurda, lui era il mio amore".
Il motto di Giovanni? "Sorridi che il mondo sorriderà a te" – La ragazza ha raccontato che era solo una ragazzina quando ha conosciuto Giovanni in un ristorante di Savelletri, dove lui faceva il cameriere: “Mi avevano colpito la sua spensieratezza e l'allegria. Sorridi che il mondo sorriderà a te, era il suo motto. Il mare, il sole, il cibo buono, il calcio, l'amore. Giovanni era così. Diceva che il vero coraggio era guardarsi negli occhi”. Luana ha spiegato che Custodero ha saputo all’inizio di dicembre che davvero non c’era più nulla da fare. “Ha deciso di comunicare a tutte le persone più care lo stato della sua malattia e la volontà di morire. Non ne poteva più di soffrire. Se fosse stata legale, Giovanni avrebbe chiesto l’eutanasia”, ha aggiunto la giovane spiegando che il ragazzo ha chiesto alla sorella Mariana di portare avanti, in suo nome, la battaglia per l'eutanasia legale.
"A Capodanno abbiamo brindato nella sua stanza" – Quindi il racconto degli ultimi giorni insieme: “Non facevamo altro che salutarci. Ci siamo isolati, lontani dai social e con i telefoni spenti, per non buttare via nemmeno l'ombra del tempo. Giovanni ha voluto accanto a sé gli amici più cari, per ognuno una battuta, un ricordo, un abbraccio”. Luana ha parlato di giorni difficili, ma con “una strana allegria”, con Giovanni che chiedeva a tutti i suoi cari intorno al suo letto di sorridere. “A Capodanno abbiamo cenato e brindato nella sua stanza. E lui a incitarci di non avere paura”. E ancora: “Quando Giovanni mi ha detto di voler morire, mi sono stesa accanto a lui. Mi girava la testa. Siamo stati ore in silenzio. Poi, però, mi ha spronato: ‘Luana, vai e spacca tutto, realizzati, vivi’”. La ragazza ha detto che Giovanni ha reagito da “guerriero” a tutto quello che gli è accaduto, che dopo l’amputazione della gamba le ha chiesto se lo voleva ancora e ha spiegato che per lei è stato naturale. “Ero innamorata. Partivo da Fasano e lo raggiungevo in ospedale a Firenze. Diceva che ero la sua aria, il suo ossigeno. Con la protesi siamo andati anche in viaggio a Parigi. Mi aveva chiesto di prenotare il nostro viaggio di nozze in Islanda. Giovanni non lo fermava nessuno”.
"Il giorno in cui è morto mi ha abbracciato" – L’ex calciatore ha scelto di condividere la sua battaglia sui social ed erano in tanti i malati che lo seguivano: “Chi aveva bisogno di conforto andava da Giovanni. E lui utilizzava il raccolto delle donazioni per portare allegria e giocattoli ai bambini dei reparti oncologici”. Infine, il ricordo delle ultime ore sedato: “Durante la sedazione, ogni tanto apriva gli occhi e mi mandava un bacio. Il giorno in cui è morto, nel dormiveglia, mi ha abbracciato con una forza pazzesca, pensavo che i miei capelli lo soffocassero. Poi piano piano mi ha lasciato e ho capito che non c'era più”, ha ricordato la giovane fidanzata del “calciatore guerriero”.