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Neonata rapita in ospedale e ritrovata a Cosenza

La famiglia della neonata rapita a Cosenza diffida la clinica: “Mai neanche un messaggio di scuse”

La famiglia della piccola Sofia è pronta a procedere per vie legali: i genitori della neonata rapita lo scorso 21 gennaio dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza hanno diffidato, e con una possibile “ulteriore integrazione di querela”, la struttura sanitaria. L’avvocata a Fanpage.it: “Nessuno ha mai mandato alla famiglia neanche un messaggio di scuse”.
A cura di Giorgia Venturini
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La famiglia della piccola Sofia, la neonata rapita lo scorso 21 gennaio dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza e poi ritrovata dopo qualche ora a casa di Rosa Vespa, ha diffidato ed è pronta "con ulteriore integrazione di querela" la struttura sanitaria. Rosa Vespa infatti, la donna in carcere con l'accusa di sequestro di persona, sarebbe entrata nella clinica dall'8 gennaio al 21 gennaio (ovvero dal giorno del finto parto al giorno del rapimento) con una media di almeno due volte al giorno. Come è possibile che sanitari e personale non si siano mai accorti di nulla? A Fanpage.it la struttura ha più volte ribadito che la donna sia entrata solo negli orari di visita ma in merito ci sono tutti gli accertamenti del caso.

Il marito di Rosa Vespa invece resta indagato ma scarcerato: sarebbero stato ingannato dalla moglie – lo ha precisato lui stesso davanti al giudice per le indagini preliminari – che gli avrebbe fatto credere della gravidanza. L'8 gennaio, giorno del finto parto, la donna di 51 anni è stata accompagnata in clinica dalla madre che però, su richiesta della figlia, è rimasta fuori. Rosa Vespa avrebbe poi tenuto lontano parenti e amici raccontando loro che il piccolo aveva preso il Covid e che doveva restare sotto osservazione. Il marito però, deciso di voler vedere il figlio anche con il Covid, aveva convinto la moglie di farsi accompagnare sei giorni dopo in clinica dove la donna gli avrebbe mostrato un bambino a caso. Infine, la richiesta di Rosa Vespa al marito di andarla a prendere insieme al bimbo (ha raccontato di aver partorito un maschio) il 21 gennaio quando invece ha rapito Sofia. La piccola poche ore dopo, grazie all'intervento dalla Squadra Mobile di Cosenza, è ritornata tra le braccia della sua mamma.

Ora la famiglia di Sofia è pronta a procedere in via legale. L'avvocata Chiara Penna a Fanpage.it precisa:

Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione da parte della Clinica. La madre di Sofia non ha ricevuto scuse da chicchessia. Ho seguito qualche intervista rilasciata dall’indagato, ma non mi pare abbia mai manifestato alcuna forma di vicinanza nei confronti della famiglia. La famiglia di Sofia sta cercando di affrontare al meglio quanto accaduto, dedicandosi principalmente ai bambini. Certo Sofia non meritava di iniziare la sua vita con questa esperienza. Motivo per cui i genitori preferiscono dedicarsi ai loro affetti e a non esporsi pubblicamente. Lo hanno fatto doverosamente i giorni dopo l’accaduto, anche per ringraziare quanti si sono mobilitati, ma ora ci siamo noi avvocati, che abbiamo il compito non solo di difenderli ma di proteggerli. Per il resto, con il collega, daremo seguito a tutte le azioni possibili, sia in sede civile che penale per tutelare i loro diritti nei confronti di chiunque sia coinvolto nella vicenda. Nessuno escluso.

Da qui la decisione di diffidare IGreco – Ospedali riuniti S.r.l.:

Gli Avvocati della famiglia della piccola Sofia, Chiara Penna e Paolo Pisani, diffidano IGreco – Ospedali riuniti S.r.l. in persona del legale rappresentante p.t. – Clinica Sacro Cuore Cosenza. L’aspetto al momento evidenziato è quello della omessa custodia e vigilanza dei pazienti ricoverati, con particolare riferimento ai minori neonati, considerato il sequestro di persona subito dalla neonata e il danno cagionato alla degente nonché al papà e all’intera famiglia. I Legali specificano che non si escludono ulteriori integrazioni di querela da porre all’attenzione del Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Tridico, che si occupa del caso, in ordine a possibili condotte penalmente rilevanti e riconducibili sempre alla Clinica, all’esito delle attività di indagine difensive in corso, sulle quali continuano a mantenere stretto riserbo.

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