Un uomo perde il lavoro e la famiglia, si procura una pistola e va a Palazzo Chigi. Vuole sparare a un politico, non lo fanno passare e riduce in fin di vita due carabinieri. E' italiano. Un altro, un imprenditore a cui negano un prestito, prende un'arma, va in banca e fa fuoco su un impiegato. E' italiano. A Milano, un ghanese che vive per strada, povero, senza lavoro, senza cibo, distrutto, prende un piccone e uccide tre passanti. Quelli che prima spiegavano, con la crisi, l'attentato di palazzo Chigi o il gesto dell'imprenditore, sono adesso indignati, e chiedono regole rigide su cittadinanza e immigrazione. La crisi, evidentemente, vale come giustificazione solo se arma una mano italiana. Se fa impazzire un immigrato, non conta più. La violenza, in realtà, non ha mai alibi. Non c'è una disperazione giusta (quella dei nostri concittadini) e una sbagliata (quella degli immigrati). C'è una sola disperazione, quella degli uomini che soffrono e che vanno aiutati. Prima che sia tardi.