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La denuncia: “Sono scampato a Nassirya: oggi il Viminale rivuole i soldi della medaglia”

Pietro Sini, 55enne vicebrigadiere di Sassari, l’anno scorso ha riconsegnato la benemerenza in polemica con lo Stato: “E adesso arriva la ripicca”. Lo Stato vuole 1.410 euro. Si tratta delle spese sostenute per realizzare la medaglia. E lui gli fa causa e si rivolge a Matteo Salvini, “che fa del rispetto per i militari e delle forze dell’ordine uno dei suoi punti d’onore…”
A cura di Biagio Chiariello
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"Sono sopravvissuto all'attentato di Nassirya, ma lo Stato mi ha trattato come un eroe di serie B. Allora ho deciso di restituire la medaglia d'oro che mi ha consegnato il presidente della Repubblica. Ora, per questo gesto, mi viene presentato il conto: 1.410 euro. Una vergogna". A Pietro Sini, 55enne di Sassari, è stato riconosciuto un risarcimento a suo dire "irrisorio" per i danni subìti quel maledetto 12 novembre 2003, quando un commando di terroristi kamikaze si lanciò contro la base del contingente italiano, facendo 28 vittime tra i militari italiani e iracheni. Per questo motivo, ha spiegato a L’Unione Sarda, si è visto chiedere indietro il costo del conio del riconoscimento che ha riconsegnato l'anno scorso al Comando generale dell'Arma a Roma.

“Dopo essere scampato, tornai in Italia e venni riformato. Avevo subito conseguenze psicologiche e di stress e, come per molti altri miei colleghi sopravvissuti, chi di dovere decise che non potevo più essere abile al lavoro" ricorda il signor Sini, vicebrigadiere dei carabinieri. Gli sono stati riconosciuti la pergamena di Cavaliere della Repubblica e la medaglia d'oro al valor militare consegnati “dal presidente Giorgio Napolitano in persona”. "Ma calcolati al 25 per cento, nonostante avessi riportato danni, rischiato la vita e contribuito a salvare vite umane", prosegue Sini. "Così, dopo anni di inutili battaglie per avere ciò che mi spetta, mi sono presentato a Roma e ho riconsegnato la medaglia d'oro. Ci avevo già provato in Prefettura qui a Sassari, ma non avevano voluto accettarla. Un gesto che mi è costato molto, ma come potevo conservare una medaglia consegnatami da uno Stato che mi ha trattato come un militare e vittima di seconda classe?".

Ora però lo Stato pretende che Sini ripaghi le “spese sostenute per realizzare la medaglia che ho restituito, con grande dolore, per denunciare il trattamento ingiusto riservato a me e ad altre vittime del dovere e del terrorismo. Sì, proprio il ministero dell'Interno di Matteo Salvini, che fa del rispetto per i militari e delle forze dell'ordine uno dei suoi punti d'onore. Per me è stata l'ennesima umiliazione". Un trattamento che Sini ha deciso di rendere pubblico e, soprattutto, di non accettare. "Voglio fare causa allo Stato, perché non posso tollerare una ripicca simile. Perché sembra essere proprio una vendetta: tu mi riconsegni la medaglia? E io te la faccio pagare. Pensare che nemmeno mi hanno mai chiesto perché ho deciso di restituirla. L'hanno presa indietro e basta. E adesso vogliono punirmi, non vedo altra spiegazione".

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