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La debolezza della Mogherini e il cinismo della Meloni

Non appena riceve la notizia degli attentati a Bruxelles, Federica Mogherini scoppia a piangere durante una conferenza stampa che si sta tenendo in Giordania. Un passo falso, quello di Federica Mogherini, dettato dall’inesperienza o forse solamente da un’estrema emotività manifestata nel momento e nel modo sbagliato. Ma tanto meglio non si comporta Giorgia Meloni, che con il solito “senno del poi” punta il dito contro Lady Pesc e ne chiede le dimissioni, in maniera del tutto pretestuosa.
A cura di Charlotte Matteini
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European Union foreign policy chief Federica Mogherini reacts to news of the Belgium blasts during a joint news conference with Jordanian Foreign Minister Nasser Judeh at the Ministry of Foreign Affairs in Amman March 22, 2016. REUTERS/Muhammad Hamed TPX IMAGES OF THE DAY
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Attentati a Bruxelles, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, scoppia a piangere in diretta televisiva. Un'immagine tenera, magari, nell'immaginario collettivo, ma piuttosto grottesca se si pensa che a singhiozzare in mondovisione sia una persona che ricopre un incarico decisamente "centrale", incarico che non si sposa poi così bene con l'immagine che Lady Pesc ha diffuso in un momento sensibile e delicato come quella di ieri. Restiamo umani, sì. Ma restare umani non può significare esporre al mondo intero le proprie emozioni, facendo trapelare all'esterno che perfino chi detiene ruoli apicali all'interno delle Istituzioni prova insicurezza, incertezza, sfiducia e angoscia in questi momenti.

Il terrorismo fa paura, eccome se fa paura. Chiunque sarebbe terrorizzato sapendo di dover vivere attanagliato dalla paura di poter incappare in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo un attentato. Parigi ci ha insegnato che anche i luoghi ludici che pensiamo essere meno esposti, in realtà possono improvvisamente diventare obiettivi sensibili. Bruxelles invece ha fatto tornare in noi il terrore vissuto con gli attentati di Madrid nel 2004 e quelli di Londra nel 2005, del poter morire uscendo una mattina per andare a lavoro e scegliendo malauguratamente di prendere il vagone della metropolitana sbagliato. Sì, tutti noi probabilmente in fondo al cuore abbiamo paura. C'è chi reagisce meglio e chi peggio, come avviene in tutte le situazioni. Quello che però è sbagliato, in un momento così problematico, è mostrare platealmente questa vulnerabilità se sei la persona a cui è stata affidata una delega agli Affari esteri e Sicurezza europea.

Un passo falso, quello di Federica Mogherini, dettato dall'inesperienza o forse solamente da un'estrema emotività manifestata nel momento e nel modo sbagliato. Nonostante pensi che Federica Mogherini non abbia agito nel migliore dei modi, trovo eccessivamente rissoso il post di accuse pubblicato su Facebook da Giorgia Meloni: "E' il simbolo di un'Europa debole, molle e incapace davanti agli attacchi che subisce. Mi auguro che la Mogherini, dopo questa figuraccia, voglia dimettersi e lasciare il suo incarico a qualcuno che non alimenti il desiderio di conquista per la fragilità che dimostra in ogni occasione significativa".

Sì, è vero. Mogherini ha dato un'immagine di sé sbagliata, da rappresentante di un'Istituzione che al terrorismo reagisce aggiungendo terrore, non tranquillizzando i cittadini. Ma la richiesta di dimissioni – che perviene puntuale, come da manuale – appare pretestuosa e opportunistica. Facile, con il solito "senno del poi", criticare con veemenza le reazioni di chi, sbagliando, ha subito un tracollo emotivo nel momento meno opportuno. Meloni avrebbe potuto e dovuto chiedere le dimissioni della Mogherini perché incapace di svolgere il ruolo affidatole, portando prove a sostegno delle proprie accuse, altrimenti è troppo facile recitare la parte di chi si può permettere di puntare il dito contro tutto e tutti solo perché in quella situazione, fortunatamente, non ha avuto modo di trovarcisi e non ha idea di che tipo di reazione avrebbe potuto avere se si fosse in quei panni.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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