La crisi energetica dopo le sanzioni alla Russia: “Così il prezzo del gas può arrivare a 200 euro”
"Già siamo in piena crisi energetica, ma se si dovesse arrivare ad una interruzione della fornitura di gas con l'intensificarsi della crisi tra Russia e Ucraina e le conseguenti sanzioni internazionali, assisteremmo ad una ulteriore frenata dell'economia europea, Italia inclusa". A parlare è Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia e professore di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale all’Università Alma Mater di Bologna, che a Fanpage.it ha spiegato quali possono essere le conseguenze delle sanzioni contro Mosca, in seguito al riconoscimento da parte di Vladimir Putin delle Repubbliche separatiste della Regione ucraina del Donbass, sulle bollette dei cittadini italiani ed europei, a partire dallo stop deciso dalla Germania al gasdotto Nord Stream 2.
Cosa rappresenta la decisione della Germania, supportata da Washington, di fermare il Nord Stream 2? Berlino ha detto questa mattina che può fare a meno del gas russo, ma l'Italia?
"Berlino non può fare a meno del gas russo. Può fare a meno del Nord Stream 2, perché ha comunque il Nord Stream 1 che sta funzionando da dieci anni in maniera perfetta. Il Nord Stream 2 è un condotto parallelo a quello che esiste già e che porta già 55 miliardi di metri cubi che arrivano direttamente in Germania, che a sua volta consuma circa 80 miliari di metri cubi di gas. Ciò significa che non possono fare a meno del gas russo. Discorso diverso per l'Italia, che prende tutto il gas dalla Russia per un totale di circa 29 miliardi di metri cubi, pari al 38% dei nostri consumi, ma che passa per l'Ucraina. Nel caso di guerra con Kiev, l'Italia ci rimetterebbe ovviamente di più".
La Russia già adesso sta limitando le forniture di gas per esercitare pressioni sull'Occidente e i prezzi dell'energia siano già alle stelle in tutta Europa. Di quanto potrebbero ancora aumentare i costi per i consumatori?
"I prezzi straordinariamente alti del gas che abbiamo visto negli ultimi mesi in Europa, motivati anche da minori consegne dalla Russia nel breve termine sui mercati spot, scontano già l'evento peggiore, cioè quello di una interruzione del servizio. Adesso siamo a 85 euro per megawattora, la media di lungo termine era intorno a 20 euro. Un anno fa a quest'ora eravamo intorno ai 25 euro. Si tratta di prezzi altissimi e credo che se ci sarà effettivamente una interruzione, un taglio fisico, rischiamo di andare verso i 200 euro per megawattora, che poi è quello che ha detto poche ore fa l'ex premier russo Medvedev, che su Twitter ha scritto: "Benvenuti nell'era del gas a 2000 dollari per mille metri cubi", che equivale esattamente a dire circa 200 euro per megawattora. Per il momento siamo ancora distanti da questa soglia. Non oso neanche pensare ad una eventuale situazione del genere perché vorrebbe significare una ulteriore frenata per l'economia europea"
Quale lo scenario più probabile che ci troviamo davanti?
"Lo scenario più probabile è che vengano fatte sanzioni simboliche, come già è stato fatto nel 2014 quando Putin decise di annettere la Crimea, perché nessuno ha il coraggio di toccare i flussi di gas e tanto meno quelli del petrolio. Pertanto, potremmo rimanere in una situazione di tensione con paura di interruzione dei flussi di gas e con i prezzi che scenderanno un po' ma non in maniera drammatica, in un contesto comunque di grande incertezza".
Si prospetta dunque una crisi energetica come quella degli anni Settanta?
"Siamo già in piena crisi energetica. Le bollette delle imprese e delle famiglie italiane ed europee sono esplose. Sì, è molto simile a quello che è successo negli anni Settanta. È meno percepita perché gli aumenti del prezzo della benzina e del petrolio del 1973 e 1978 furono molto più forti e poi perché la benzina è un prodotto molto più pervasivo, si vede subito, mentre qui arrivano le bollette dopo tre mesi. Ma è una situazione da non sottovalutare: noi abbiamo un deficit energetico che quest'anno raggiungerà con questi prezzi gli 80 miliardi di euro, che sono quasi tre volte i 30/35 che abbiamo pagato in media per le importazioni energetiche negli ultimi 10 anni. Nel 2020 c'è stato un minimo storico, abbiamo pagato 23 miliardi di euro, fino agli 80 di adesso significa che il deficit energetico è passato dall'1 al 4% del Pil".
Cosa ci può dire sul petrolio?
"È altrettanto importante, ma meno da prima pagina perché è più nascosto. Tuttavia, la Russia è il secondo esportatore mondiale dopo l'Arabia Saudita. Un'interruzione dei flussi di gas che coinvolgerebbe anche un embargo sul petrolio nessuno se lo può permettere, nemmeno gli americani. Perché mentre la crisi gas ed elettrica è confinata al momento in Europa, quella del petrolio sarebbe una crisi globale e gli Usa sono molto più sensibili al petrolio di quanto lo siamo noi perché hanno tutto il sistema economico che si basa sui consumi di benzina e prodotti petroliferi per la loro mobilità. Biden deve stare attento anche a questa cosa".