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La confessione della 19enne che ha ucciso il padre a Nizza Monferrato: “Stanca delle violenze, mi sono difesa”

Makka, 19 anni, ha confessato di aver ucciso il padre con un coltello da cucina: “Sono intervenuta per difendere mia madre. Allora papà mi ha inseguita e presa a pugni. Era esperto di karate e arti marziali. L’ho colpito lasciandolo a terra. Ma non volevo ucciderlo. Poi ho atteso i carabinieri”.
A cura di Davide Falcioni
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Immagine di repertorio
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Non poteva più sopportare i continui maltrattamenti in famiglia da parte del padre, così l'ha ucciso: è stato questo, in sintesi, il movente che venerdì sera ha indotto Makka, una ragazza di 19 anni, ad accoltellare a morte il padre Akhyad Sulaev, 50 anni, ex campione di karate in Cecenia e ora muratore saltuario. Il delitto è stato commesso nell’appartamento al primo piano di via San Giovanni, a Nizza Monferrato.

Stando a quanto accertato nel corso dell'interrogatorio la giovane, che di giorno frequentava il terzo anno del liceo scientifico Pellati e di sera lavorava come cameriera in un ristorante, in cui la madre faceva la lavapiatti, non ce l’ha più fatta a sopportare le violenze e i soprusi dell'uomo. Dopo essersi licenziato per l'ennesima volta, infatti, Akhyad Sulaev aveva raggiunto il ristorante in cui lavorava la moglie e voleva imporre il licenziamento anche alla donna.

Dopo essere stato cacciato dal locale, ha atteso la moglie a casa ed è lì che ha iniziato a picchiarla, per poi rivolgere le violenze anche alla figlia che, esausta, ha afferrato un coltello da cucina e ha colpito il padre all’addome e alla schiena. L’uomo è stato soccorso dall’ambulanza del 118 ma è morto poco dopo, mentre la ragazza è rimasta sotto choc fino all’arrivo dei carabinieri.

Ai militari che l'hanno interrogata, la giovane ha poi raccontato tutto. "Sono intervenuta per difendere mia madre. Allora papà mi ha inseguita e presa a pugni. Mamma ha tentato di difendermi. E lui ha ricominciato a prendere a schiaffi anche lei. Era esperto di karate e arti marziali, sapeva dove colpirci in modo che i lividi non si vedessero. Ma ci ha sempre picchiate. Non volevo che lo facesse. Ero stanca. Mi sono difesa", ha detto. Makka ha quindi afferrato un coltella dalla cucina: "L’ho colpito lasciandolo a terra. Ma non volevo ucciderlo. Poi ho atteso i carabinieri".

Stando a quanto ricostruisce il Corriere, citando anche l'avvocato difensore della ragazza Massimiliano Sfolcini, la famiglia subiva costantemente violenze da parte di Akhyad Sulaev, che non sopportava l'indipendenza economica della moglie e controllava ogni spostamento dei figli: "Makka e sua madre non hanno però mai denunciato il padre – ha spiegato Sfolcini, avvocato difensore della 18enne arrestata e portata in una struttura protetta -. Nessuno, o quasi, ha mai visto i suoi lividi. A scuola, Makka frequenta il liceo scientifico con ottimi voti, nessuno si era accorto di quanto la giovane subisse. Ma lei ha raccontato tutto all’unica amica che ha e ora lei dovrà essere sentita dagli inquirenti. Mi ha spiegato che non riusciva più a sopportare quelle violenze".

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