Disastro Concordia, la Cassazione spiega perché Schettino non può essere un uomo libero
La tragica storia della nave Costa Concordia si arricchisce oggi di un nuovo tassello, quello che spiega le motivazioni della Cassazione che costringono Francesco Schettino, il comandante della nave naufragata al Giglio a gennaio, agli arresti domiciliari. Tra le motivazioni, piuttosto pesanti, ravvisate dai giudici una appare particolarmente significativa: Schettino – lo mette nero su bianco la quarta sezione penale della Cassazione – sarebbe una persona “inaffidabile e inadatta al comando delle navi”. Una persona, in poche parole, incapace di svolgere il ruolo che gli era stato affidato, nonostante la specifica preparazione professionale e l’esperienza maturata.
32 persone sono morte nel naufragio della Concordia – Il naufragio della Costa Concordia, costato la vita a 32 persone, è stato l’esempio di una “situazione di pericolo tipica della sua professione” che il comandante Schettino ha dimostrato di non saper gestire. “Scarsa resistenza”, dicono i giudici, del comandante “responsabile della sorte di persone a lui di fatto affidate”. Motivazioni che evidenziano un “pericolo concreto, anche se non di certezza, di reiterazione di delitti colposi correlati all’incolumità delle persone ogni volta che si proponga un’occasione di esercizio di doveri e obbligazioni di garanzia”. La Cassazione sottolinea, inoltre, tutti i gravi adempimenti di cui Francesco Schettino si è macchiato la notte del naufragio: dal ritardo della segnalazione all’autorità portuale, alla mancata gestione delle operazioni di salvataggio e, soprattutto, l’abbandono della nave e il rifiuto a ritornarvi.
Libero Schettino potrebbe alterare le prove a suo carico – La Cassazione resta convinta che se Schettino fosse liberato potrebbe compromettere “il libero e completo accertamento di ogni aspetto di una complessa vicenda”, l’unico pericolo che appare del tutto assente sarebbe quello di una eventuale fuga dello stesso dato che, si legge nelle motivazioni, “la stessa inaffidabilità espressa in ordine alla personalità di Schettino, per come il medesimo si è comportato per tutta la vicenda, non appare significativa di una propensione alla fuga”. In ogni caso, infatti, il capitano della nave Costa Concordia, “è sempre rimasto sul luogo della vicenda senza cercare di sfuggire alla identificazione e al controllo”. Tutte queste pesanti parole vanno dunque a giustificare la decisione presa lo scorso 10 aprile nei confronti del comandante e, sebbene non prevedano il carcere per lo stesso, non migliorano certo la sua posizione in questa storia.