“La carne è carne, se sei complice”: la lettera del preside agli studenti dopo lo stupro di Palermo
Lo stupro di Palermo ha sconvolto l'opinione pubblica e ha ancora una volta fatto riflettere su quanto e come sia diffusa la violenza di genere in Italia. Continua a far rabbrividire la brutalità con cui 7 ragazzi (il più piccolo del gruppo era minorenne all'epoca dei fatti) hanno approfittato di una coetanea incosciente, incapace di reagire. D'altra parte, in questa vicenda ci sono anche altri colpevoli: in rete è partita la caccia al video della violenza, mentre sui social c'è anche chi difende, ancora una volta, chi la violenza l'ha commessa.
Tra chi invece ha condannato senza se e senza ma quanto accaduto c'è Paolo Fasce, preside dell’Istituto Nautico “San Giorgio” di Genova e Camogli che ha deciso di inviare via mail alle famiglie dei suoi studenti, al personale della scuola e ai dirigenti della rete degli istituti nautici una lunga circolare.
"La carne è carne, solo se sei complice", recita l'oggetto del messaggio di posta elettronica, citazione di uno degli indagati. "Ho deciso di far girare questa circolare perché siamo chiamati a fare educazione civica e questa troppo spesso si riduce a questioni formali. E invece questa va anche praticata. Bisogna formare i giovani, la scuola e il preside devono fare la loro parte", ha spiegato il dirigente raggiunto da Fanpage.it.
Cosa c'è scritto nella lettera inviata dal preside
"Assurge agli onori della cronaca l’ennesimo caso di stupro di gruppo. Non mancano, anche d’estate, notizie su femminicidi e altri esempi di inciviltà maschile ed essendo lo scrivente dirigente scolastico di una scuola che ha ancora solo il 12% di studentesse sento la responsabilità, ancora una volta, di esprimermi su queste tematiche, autorizzato dal quadro di educazione civica che ogni membro del personale scolastico è chiamato a incarnare, ciascuno nelle rispettive responsabilità". Inizia così il testo scritto inviato da Fasce, seguito da alcuni dei messaggi che i 7 indagati si sono scambiati nelle chat private all'indomani della violenza.
Parole dure, volgari ed estremamente violente che il preside ha deciso comunque citare "perché non è escluso che nelle chat dei nostri figli appaiano commenti o considerazioni che, pur non essendo generati a valle di eventi del genere, possono essere bestialità equivalenti espresse in contesti non degni di attenzione penale, ma il salto in quella direzione è solo questione di casualità ed occasioni", si legge ancora.
"Ciò che mi aspetto dagli studenti dell’istituto nautico, è che svolgano attivamente il delicato ruolo di bonificatori. Sminare il terreno dai discorsi che poi possono degenerare in atti depravati è molto più facile che opporsi quando queste situazioni si sono accese e, beninteso, se ci si ritrova in questo genere di contesti occorre frapporsi, se se ne ha la forza, o invocare le forze dell’ordine affinché intervengano, se questa non basta", è l'invito di Fasce ai suoi ragazzi.
"In altre parole, parafrasando uno degli stralci riportati dalle chat di quei poveri degenerati e dovendo essere chiari per non dare adito ad alcun equivoco: la carne è carne, solo se consideri il corpo di una donna come un oggetto o una “cosa” di cui disporre e se sei complice della violenza", conclude.
Fasce: "Gli uomini devono iniziare a comportarsi in modo diverso"
"La violenza c'è sempre stata, ma oggi è diventata più evidente perché ci esponiamo in continuazione. Trent'anni fa una cosa del genere rimaneva la parola di uno contro quella di un'altra, oggi invece sono proprio gli autori delle violenze a condividere immagini e video perché i social portano alla sovraesposizione. In tal senso, manca del tutto l'educazione digitale", spiega ancora Fasce a Fanpage.it.
"Negli ultimi anni c'è forse stata più riprovazione per questi fatti, ma c'è anche chi continua a condannare la vittima sostenendo, per esempio, che "era una poco di buono". O la magistratura che in alcuni casi ha emanato sentenze di assoluzione con motivazioni in cui sembra dare giustificazioni con argomentazioni inaccettabili", aggiunge il dirigente, riferendosi al caso del bidello assolto da un giudice che ha ritenuto la durata di "pochi secondi" di una molestia a una studentessa minorenne non sufficiente per una condanna.
Il preside conclude: "Tutta questa situazione ci deve far capire delle cose, bisogna che gli uomini capiscano come è giusto comportarsi. Se una ragazza è ubriaca, va portata a casa e, se vuole avere rapporti sessuali, bisogna aspettare che sia sobria".