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Emergenza Rifiuti

La Campania dei veleni – Cap1: Terra dei fuochi (REPORTAGE)

Triangolo della morte, così è chiamata la provincia di Napoli dove rifiuti industriali sono dati alle fiamme senza sosta. I cittadini si riuniscono in comitati anti-roghi, ma la camorra e la criminalità non si fermano: brucia anche il sito di stoccaggio ecoballe di Acerra. Ecco la prima tappa del viaggio nella Campania Infelix, tra inchieste giudiziarie e scempi ambientali.
A cura di Alessio Viscardi
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Due roghi di rifiuti a Napoli
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Emergenza Rifiuti

Terra dei fuochi, triangolo della morte, Gomorra. Sono tanti i nomi che descrivono la lingua di terra e i centinaia di comuni che si estendono da Nola al basso Casertano, lambendo la periferia nord di Napoli. Qui, fin dal 1975, la camorra spadroneggia e interra carichi di rifiuti tossici provenienti dal nord Italia. Ma non solo, le inchieste dimostrano come i Casalesi, in particolare Michele Zagaria, abbia la proprietà di numerosi terreni su cui vengono tutt'ora stoccati milioni di ecoballe -residuato di diciotto anni di emergenza rifiuti in Campania.

L'ennesimo incendio doloso nel sito di stoccaggio ecoballe di Acerra, che ne ha mandate in fumo tremila causando una nube di diossina che ha invaso l'area nord di Napoli, è da inserirsi nell'eterna guerra della monnezza scatenata dall'avvicendarsi dei vertici del clan dei Casalesi. Ma tra Acerra, Nola e Marigliano, per decenni si è sversato illegalmente. Il processo "Ultimo Atto – Carosello" inchioda alle proprie responsabilità gli imprenditori dei rifiuti Pellini, accusati di aver mischiato rifiuti industriali a compost -concime derivante dalla parte organica dei rifiuti urbani- e di aver avvelenato intere porzioni del territorio acerranno, in particolare la località Pantano -su cui sorgono l'inceneritore, lo Stir e finanche lo stesso agriturismo di famiglia.

Il Pm Maria Cristina Ribera condusse l'unica indagine sui roghi di rifiuti, organizzati da imprenditori locali per rivendere il rame proveniente dalla combustione degli pneumatici. Alessandro Cannavacciuolo è il nipote dell'allevatore protagonista del documentario Biutiful Cauntri, che quattro anni fa svelò lo scempio dell'emergenza rifiuti in Campania. Il suo gregge è stato sterminato dalla diossina proveniente dai rifiuti sotterrati o dati alle fiamme nei pressi delle rigogliose coltivazioni di quella che fu la Campania Felix. Suo zio morì poco dopo per un tumore fulminante, le analisi condotte rilevarono presenza di diossine centinaia di volte superiori ai limiti stabiliti dall'Organizzazione Mondale della Sanità (Oms).

I cittadini si sono riuniti in un coordinamento di comitati per presentare un esposto denuncia contro le amministrazioni locali che per decenni sono state inerti, se non conniventi, mettendo a rischio la salute dei cittadini. A Casoria, poco lontano da Acerra e al confine con la città di Napoli, c'è un ex-deposito sequestrato dal commissariato di governo per l'emergenza rifiuti, riempito di spazzatura proveniente da tutta la Campania e lasciato all'incuria. Si chiama "il cantariello", qui -dopo un incendio- la spazzatura fuma, una strana combustione chimica costantemente alimentata dai continui scarichi di rifiuti industriali.

L'economia della terra dei fuochi è cambiata negli ultimi dieci anni. Prima, erano soprattutto le grandi ecomafie, la camorra in primis assieme all'imprenditoria corrotta napoletana, a sversare sottoterra rifiuti speciali, provenienti soprattutto dal nord. Oggi, invece, anche la piccola industria locale ha capito quanto è economico questo business -che permette di risparmiare sui costi di smaltimento dei rifiuti tossici. I Rom, che vivono in campi di fortuna in tutti i comuni presenti nel triangolo della morte, per pochi euro raccolgono gli scarti industriali e gli danno fuoco. I loro accampamenti sono diventati vere e proprie discariche e loro, ultimo anello della catena dell'illegalità, diventano le vittime prime dei fumi nocivi e il capro espiatorio di ogni malefatta.

Questa è la prima tappa di un viaggio dell'orrore nella follia della Campania Infelix, visiteremo i Regi Lagni -che da orgoglio dei Borbone sono diventati la vergogna di decine di consorzi inutili che non riescono a bonificarli; arriveremo nelle "aree vaste" tra Giugliano e Caserta, dove i Casalesi hanno dettato legge riempiendo di monnezza ogni anfratto e dove la perizia di un tecnico nominato dalla Procura stima nell'anno 2064 la morte di ogni forma di vita per l'inquinamento irreversibile delle falde acquifere; passeremo per il Sito di interesse Nazionale per le Bonifiche (sin) più grande del mondo: il Vesuvio, una delle grandi meraviglie naturali dove -nonostante l'esistenza di un Parco protetto dall'Unione Europea- sono state costruite discariche legali e illegali, mentre la falda veniva contaminata; ricorderemo lo scempio di Pianura e Quarto, dove la discarica di contrada Pisani -secondo monitoraggi Arpac- è talmente tossica da impedire ogni forma di vita. Infine, parleremo con i medici che da decenni studiano l'aumento della mortalità per tumore in Campania, incremento proporzionale alla quantità di rifiuti tossici.

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