La battaglia di Lello, affetto da sclerosi multipla: dopo 3 anni senza ascensore rivede il mare
"Portatemi in spiaggia, voglio andare a guarda il mare". Quando Lello Calabrese ha riassaporato la libertà, dopo tre anni vissuti da recluso in casa, aveva le idee chiarissime su come trascorre ore liete. L'uomo, di origini campane ma residente a Tortora, in provincia di Cosenza, è affetto da sclerosi multipla e lunedì scorso, per la vita volta in vita sua, ha potuto prendere l'ascensore del palazzo in cui vive, dirigersi autonomamente al piano terra, prendere una boccata di ossigeno e scambiare quattro chiacchiere con i condomini. La sua è un'emozionante storia di forza e coraggio e la sua ritrovata libertà è il giusto epilogo di una una battaglia combattuta allo stremo delle forze. "È la vittoria – per dirla a parole sue – di Davide contro Golia".
Diritto violato
Tanta è la felicità che nell'abitazione al primo piano di via Oberdan, la moglie, Pina Lotti, ha organizzato una festicciola con tanto di dolci e spumante. Scene di cui, in una società civile, non si sentirebbe la necessità. "Vi rendete conto che stiamo festeggiando per la concessione di un diritto come fosse qualcosa di straordinario, come fosse una grande conquista?". Martino Ciano, giovane giornalista e scrittore calabrese che per primo ha portato alla luce la vicenda, per un attimo ha rotto le uova nel paniere e fatto calare il gelo sui volti dei vicini venuti a festeggiare l'attivazione di un ascensore che in quel palazzo, costruito con l'edilizia popolare intorno agli ani 2000, c'era praticamente da sempre e non aveva mai funzionato neppure per un giorno.
"Facciamo che siamo qui a festeggiare la ritrovata libertà di Lello", dice un uomo, alzando il calice al cielo, per distogliere tutti dall'imbarazzo. Ma la sostanza non cambia. Lello, 56 anni, costretto in carrozzina da tre, ha passato giorni d'inferno in quella casa, a un certo punto diventata una prigione. Tempo che nessuno gli darà indietro. Da lì usciva solo per sottoporsi a controlli e terapie, solo quando era strettamente necessario e sempre affidandosi al corpo esile delle moglie. Pina doveva caricarselo in spalla percorrendo pericolosamente la rampa di scale che conduce al piano terra. Per tre volte le gambe di Pina hanno ceduto e i due si sono ritrovati faccia a terra, rischiando di farsi molto male. Mentre l'ascensore, nuovo di zecca e distante un solo metro dall'uscio di casa, continuava a rimanere inutilizzato semplicemente perché il certificato di collaudo, se mai è esistito, non si trovava.
Il lungo calvario
Riavvolgiamo il nastro. È il 2019, Lello, provato dalla malattia, non riesce più a camminare e ben presto si accorge di dover rinunciare alla sua indipendenza. Pina si rivolge all'Aterp, l'ente proprietario degli alloggi, e qui le dicono che, se non si trova il certificato, l'ascensore è da ritenersi inagibile. Ma più passano i giorni, più la situazione diventa insostenibile. Lello vive da prigioniero in casa sua. Nel frattempo il nuovo sindaco della cittadina prova a smuovere le acque. Antonio Iorio scrive all'Aterp Calabria, al prefetto di Cosenza e alla procura di Paola, ma l'ascensore continua a non funzionare. Così la coppia affida il suo grido di aiuto alla stampa.
L'appello su Fanpage.it
"Voi che siete dall'altra parte, non vi girate. Aiutatemi, perché voi potete e dovete". Lello raccoglie tutte le sue forze e su Fanpage.it rivolge un accorato appello ai dirigenti dell'Aterp. La storia diviene di dominio pubblico e i responsabili dell'ente regionale promettono: "Entro Natale Lello potrà usufruire dell'ascensore". Anzi, di un nuovo ascensore, progettato secondo i più moderni standard di sicurezza. Pochi giorni più tardi, i tecnici sono già sul posto per effettuare i rilievi.
Altri dieci mesi di agonia
Qualcosa, però, va storto e la promessa viene infranta. I lavori vanno avanti a rilento, fino a che, d'un tratto, si fermano. Lello e Pina ripiombano nell'angoscia, al punto da pensare che sia stata tutta una presa in giro. Per fortuna, si sbagliano. Se ne accorgono quando, un mese fa, l'ascensore si materializza, ancora imballato, nel piazzale della palazzina popolare alla periferia del paese. Lunedì scorso il personale incaricato effettua il collaudo del dispositivo e ne dichiara l'agibilità. Dall'ultimo appello di Lello sono passati (altri) dieci lunghi mesi.
La piccola cerimonia
Lunedì pomeriggio pochi amici ritrovano al fianco di Lello per assistere al suo primo "viaggio" in ascensore. Tra questi, c'è anche il sindaco, che ha avuto un ruolo importante nella vicenda. "Credo di aver fatto soltanto il mio dovere – ha dichiarato Antonio Iorio -, non ho fatto niente di straordinario. L'emozione più grande è quella di vedere Lello poter prendere l'ascensore autonomamente e condividere gli spazi comuni con gli altri condomini, socializzare in tranquillità. Ne sono molto felice". Pina gli fa eco: "Sono orgogliosa di lui – dice riferendosi al primo cittadino -. Ha preso a cuore la nostra situazione e non ci ha mai lasciato mai soli".
Di fronte al suo mare
Neppure il tempo di uscire dall'ascensore (dopo essere andato su e giù un paio di volte) che Lello saluta tutti, ha troppa fame di vita. "Voglio vedere il mare, voglio vedere", ripete mentre guarda negli occhi la moglie e aspetta un cenno di approvazione. Dieci minuti dopo è già in spiaggia, con lo sguardo estasiato verso l'infinito mentre respira iodio a pieni polmoni. "Ne avevo una voglia pazza", dice commosso. "Torniamo a casa?", chiede la moglie dopo un po'. Macché. "Voglio fare una passeggiata". E si incammina sul lungomare, tra le urla gioiose di adulti e bambini che si godono la bella giornata di sole e i panorami mozzafiato della costa tirrenica. Lello spinge la carrozzella da solo, con foga, come se nelle sue vene avessero iniettato adrenalina. Sembra non sentire lo sforzo. Sul suo volto si disegna finalmente un sorriso.