"Questa mattina nel corso della trasmissione radiofonica mattutina di Radio Cusano Campus, in maniera del tutto erronea, ho usato il termine ‘razza' nell'ambito di una discussione sulla natalità. Mi scuso chiaramente per l'uso di questo termine che, peraltro, nulla aveva a che fare con la discussione in corso in quel momento": ci ha messo una pezza così, Patrizia Prestitpino, membro della direzione nazionale del Partito Democratico alle sue allucinanti dichiarazioni di stamattina quando, intervistata da Radio Cusano Campus, difendendo il nuovo "dipartimento mamme" voluto dal suo segretario Matteo Renzi ha candidamente dichiarato che "se uno vuole continuare la nostra razza, se vogliamo dirla così, è chiaro che in Italia bisogna iniziare a dare un sostegno concreto alle mamme e alle famiglie. Altrimenti si rischia l'estinzione tra un po' in Italia". Dice che si è sbagliata. E dovremmo essere a posto così. Cronaca di una giornata politica appesa alla bestialità di turno.
Qualcuno sottovoce fa notare che la Prestipino (che tra l'altro è responsabile anche lei di un dipartimento, quello che tratta di animali) almeno non ha detto di essere stata fraintesa. Altri, anche tra i democratici, dicono che "può capitare di sbagliare" e chiedono che la vicenda si possa chiudere qui. In fretta. Punto. E invece l'uscita della Prestipino contiene, involontariamente, molti dei problemi politici di questo tempo che vale la pena affrontare, una volta per tutte, per opporsi alla stupidità e all'irresponsabilità di una classe dirigente inadeguata, superficiale, ignorante, gretta e offensiva.
Quella della Prestipino, innanzitutto, non è una frase sfortunata inserita in un discorso "che non aveva nulla a che fare con la discussione in corso in quel momento", come dice lei stessa: nella stessa intervista l'onorevole democratica ci ha spiegato che "Renzi in campagna elettorale ha detto che si sarebbe occupato anche di mamme, è stato coerente. In Italia nascono sempre meno figli, la genitorialità viene spesso lasciata da sola, le mamme omosessuali, donne o uomini che siano, vanno aiutate. Non ci sono più mamme in Italia, vi rendete conto che siamo il Paese più anziano d'Europa? Siamo un Paese che rischia tra qualche decennio di non avere più ragazzi italiani". Se è vero che l'uso della parola "razza" è parecchio sfortunato è altresì vero che la difesa dell'italianità come feticcio, senza avere la cultura e la sensibilità di analizzare le vere cause della bassa natalità italiana, dimostra un'approssimazione che non ha bisogno di ulteriori commenti. Del resto, vale la pena ricordarlo, avevano provato a convincerci (Renzi e i suoi) che il "Family Day" fosse solo un inciampo ed è curioso notare che anche questo inciampo comunque vada nella stessa direzione.
Poi c'è la questione della difesa smodata e apparentemente servile: ora che la politica è diventata tifo e clan in difesa ognuno del proprio leader assistiamo continuamente a misconosciuti parlamentari che si immolano (o forse si schiantano, rende meglio l'idea) pur di farsi notare dal padrone. Anche la Prestipino (ma accade anche in altri partiti) vive il dibattito politico come un Colosseo in cui impugnare la lancia per abbattere il nemico e, come succedeva per i gladiatori inesperti, nonostante la foga per apparire degni rimangono schiacciati dalla loro stesso dibattersi. Come chi annega tra i suoi stessi spruzzi.
Infine c'è un punto, che è sempre lo stesso da anni, e da cui non si sfugge: la comunicazione è politica. Sbagliare una frase o svicolare un concetto non è un errore da minimizzare con un sorriso. Non funziona così: la scelta delle parole è per un politico una qualità pari alla scelta del giusto attrezzo per un meccanico. Ridurre tutto a una sequela di "scusate non volevo" non basta. Se un attore sbaglia un'intera scena non verrà più richiamato in ruoli di primo piano; se un dipendente qualsiasi provoca una danno d'immagine alla propria azienda si ritroverà facilmente senza più il lavoro; se un calciatore continua a sbagliare gol a porta vuota verrà rispedito tra le riserve. Chi parla male, insomma, non è un buon politico. Anche se di questi tempi è difficile da credersi.