Madiba è un vecchio leone africano, ha la pelle dura, segnata dal sole, e capelli bianchi, e sempre un sorriso con cui ha coperto, come una maschera, tutte le emozioni, quelle che si potevano dire e quelle no. La rabbia di 27 anni di fila in una cella per reati politici, la responsabilità di chiudere la stagione dell'odio in un Paese che poteva schiantare di vendette, la fatica di portare quel colore, e il dolore per la sua gente, la tristezza per la morte larga che come un vortice, per anni, ha portato tutti giù, bambini, donne, vecchi, solo per una ottusa idea bianca. E poi il riconoscimento, la rinascita, il premio nobel per la pace. Madiba ha la lotta nelle ossa e solo un filo d'aria nei polmoni. Saluta tutti e parte perché deve, perché non c'è rimedio ma nessuno lo ha ammazzato. "Me ne vado con le mie gambe, amici", sembra dire, beffardo, dal letto d'ospedale, mentre monta ancora una volta il suo ghigno. Il caro, vecchio, enorme sorriso di Madiba, Nelson Mandela.