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“L’ho ucciso io”: dopo un anno confessa l’omicidio del figlio di 25 giorni

Ad un anno di distanza dalla morte del figlio, archiviata dalla polizia come incidente, un uomo confessa di averlo ucciso con un pugno.
A cura di Angela Marino
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Aveva solo venticinque giorni quando è morto per quello che i medici hanno creduto un incidente inspiegabile, la cosiddetta "morte in culla". Dopo un anno il padre, un venticinquenne di Bergamo che aveva cominciato a manifestare segni di sofferenza e squilibrio mentale già poco dopo la perdita del piccolo, ha confessato di averlo ucciso con un pugno, tirato per sbaglio al bambino.

Secondo la ricostruzione dell'uomo, presentatosi spontaneamente ai magistrati per confessare, il bambino sarebbe stato colpito nel corso di un litigio con la moglie che lo teneva in braccio in quel momento. Insomma, il piccolo sarebbe stato colpito "per errore" e sarebbe morto pochi minuti dopo.

Questa versione non ha convinto del tutto il procuratore Gianluigi Dettori che ha deciso comunque di riaprire il caso per far luce su questa controversa morte. Sul corpo del piccolo, che è stato riesumato per ordine della procura, sarà presto eseguita l'autopsia. Se l'esame dovesse rivelare la presenza di ecchimosi o traumi  la confessione dell'uomo potrebbe trovare riscontro. La versione resa dalla moglie dell'uomo, però, una quarantenne di origini indiane, sentita dagli inquirenti, smentisce del tutto questa ricostruzione. Secondo la donna il marito non avrebbe mai tentato di colpire né lei né il bambino. 

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