Poi ogni tanto inciampi in una testimonianza, una notizia o un reportage. Ci vuole curiosità a notarle e ci vuole fegato a pubblicarle le testimonianze che smentiscono il "sentire comune": significa avere abbastanza ostinazione per andare contro corrente innanzitutto e di seguito la voglia di porsi domande. Il giornalismo dovrebbe essere questo, forse: uno spostamento di prospettiva. Non c'è niente di rassicurante nel giornalismo appuntito.
Qualche giorno fa Sacha Biazzo ha pubblicato il video della sua esperienza a 24 miglia dalla costa libica, navigando nel lembo di mare che ha inghiottito circa tremila persone dall'inizio dell'anno. Un triangolo senza Bermuda (con l'Italia in un lato) che miete vittime ma non accende la fantasia. Il video ci propone la quotidianità dei volontari che a bordo di un piccolo peschereccio perlustrano il mare per incrociare qualche carretta del mare da strappare alla morte fatta di stenti e riguardandolo mi sono chiesto cosa colpisca, di quel servizio.
La normalità, ecco. La normalità con cui cittadini del mondo decidono di inscatolarsi in un peschereccio in mezzo al mare per frugare bisogni. C'è nella quotidianità degli operatori dell'organizzazione Sea-Eye una lezione di civiltà: non c'è il tempo per discutere dello stato d'allerta o delle implicazioni della fuga, in mezzo al mare conta salvare e salvarsi. È normale solo soccorrere.
Il punto è che di volontari immersi completamente in quest'era di fuggiaschi è piena l'Europa. Sono dappertutto, stanno in tutte le importanti città italiane, si organizzano con i social, si ritrovano nelle stazioni, organizzano raccolte, recuperano vestiti, inscatolano alimenti e distribuiscono pannolini. L'Europa da mesi sta rispondendo all'immigrazione causata dalla guerra con uno dei più ampi movimenti di volontariato mai visti. Sotto la burocrazia europea che balbetta c'è un esercito di gente felice.
Noi che abbiamo la fortuna di scrivere e di raccontare dovremmo ricordarci i buoni. Impegnarci a illuminare questo lato del mondo che non è utile agli avvoltoi e che ci rimette in pace con il senso di umanità. Sarebbe una promessa da farci quella di non dimenticarsi di ricordarli, i buoni.