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L’economo dei Salesiani sotto accusa per la truffa da 100 milioni

L’accusa è truffa: Il sacerdote e due mediatori avrebbero alterato una carta per sottrarre all’ordine l’eredità di un marchese.
A cura di B. C.
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L’accusa è pesante. Contraffazione di un documento ufficiale per ottenere dalla Santa Sede il via libera per un’elargizione da 100 milioni di euro che non avrebbero fatto altro che svuotare le casse dei Salesiani. er questo la procura di Roma ha citato in giudizio lo stesso economo dell’ordine religioso, don Giovanni Battista Mazzali, e i suoi due intermediari che hanno gestito i rapporti con gli eredi del marchese Alessandro Gerini: l’avvocato Renato Zanfagna e il faccendiere Carlo Moisè Silvera.

La vicenda non è nuova ma oggi il Corriere della Sera la ricostruisce nel dettaglio:

Il patto fu siglato l’8 giugno del 2007: assegnava cinque milioni ai nipoti, 11 milioni e mezzo al faccendiere. L’accordo prevedeva però che la percentuale di Silvera dovesse essere ricalcolata al momento di avere la stima complessiva dell’intero patrimonio affidando l’«inventario» a una commissione presieduta dall’avvocato Zanfagna che fissò l’ammontare dei beni in 658 milioni di euro, portando così la provvigione a 99 milioni di euro. Una cifra che i Salesiani hanno sempre rifiutato di versare sostenendo di essere stati truffati. E che Silvera ha sempre preteso, facendo ricorso al tribunale di Milano e ottenendo due anni fa il blocco di tutte le proprietà e dei fondi fiduciari depositati all’estero.
Nel 2012 la Fondazione Gerini che gestiva l’eredità, assistita dall’avvocato Michele Gentiloni Silveri presenta una denuncia per truffa. Offre la testimonianza dell’allora segretario di Stato, monsignor Tarcisio Bertone, che ammette di aver sollecitato l’accordo del 2007 ma di essere stato a sua volta ingannato.

La svolta alle indagini arriva ad aprile, quando lo stesso legale presenta una memoria per illustrare l’esito dell’inchiesta condotta dalle autorità della Santa Sede:

Le verifiche dimostrano la falsificazione della documentazione che nel 2007 concedeva il via libera alla chiusura del negoziato. In particolare nella relazione si evidenzia come la lettera firmata il 19 maggio 2007 dal segretario generale dei Salesiani Marian Stempel per concedere il nulla osta all’accordo, sia stata modificata in più punti, addirittura aggiungendo il paragrafo che obbliga la «Direzione generale Opere Don Bosco» al versamento dell’indennizzo. A modificare il documento sarebbe stato proprio l’economo don Mazzali.

Queste le accuse della Procura:

“Silvera, Zanfagna e Mazzali, in concorso tra loro, con artifici e raggiri consistiti nell’indurre il segretario del consiglio generale della Società di san Francesco di Sales a modificare il contenuto del verbale della seduta del 26 gennaio 2007 e gli estratti dello stesso, inducevano in errore la “Congregazione per gli istituti di vita consacrata e la società di vita apostolica” in ordine alla circostanza che il Consiglio avesse effettivamente preso atto della proposta di transazione e così autorizzato la “Fondazione Ecclesiastica Gerini” alla sottoscrizione dell’atto transattivo per la chiusura del contenzioso avente ad oggetto l’eredità del marchese, nonché la “Direzione Generale Opere Don Bosco” a garantire le obbligazioni nascenti da detto atto transattivo. Ciò al fine di procurarsi ingiusto profitto con danno per la “Fondazione” e la “Direzione Don Bosco” pari a 99 milioni di euro di cui 16 versati all’atto della sottoscrizione della transazione”.

L’avvocato Gentiloni ha già fatto sapere che chiederà “l’immediato dissequestro delle somme in modo che possano essere utilizzate per le opere benefiche dei salesiani”.

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