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L’appello dell’Accademia della Crusca: “Più lingue fanno bene ai ragazzi”

Gli esperti di linguistica hanno stilato un documento per chiedere alle istituzioni politiche adeguate a favore del plurilinguismo, considerato un importante fattore di crescita intellettuale e sociale. Partire dalla scuola con metodologie aggiornate e corrette.
A cura di Susanna Picone
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L’Accademia della Crusca di Tullio de Mauro e altre associazioni linguistiche italiane hanno presentato un documento alla presidenza del Consiglio, al presidente della Repubblica e a diversi ministeri, a favore del plurilinguismo, considerato importante fattore di crescita intellettuale e sociale. Si tratta di un appello per chiedere di partire dalla scuola, luogo principe di studio e porta d’ingresso per la società, per promuovere politiche adeguate e per fare formazione senza affidarsi all’iniziativa dei singoli docenti. Un documento che vuole anche sgomberare il campo dai pregiudizi: più lingue fanno bene ai ragazzi. A dirlo sono gli esperti: conoscere e usare più lingue regala una marcia in più, rendono più ricca la persona. Miriam Voghera, docente di Linguistica generale alla facoltà di Lingue dell’ateneo di Salerno, ha raccontato a Repubblica.it com’è nata la loro iniziativa: gli esperti hanno notato “che è ancora opinione diffusa fra operatori culturali, pediatri e alcuni insegnanti, che usare la lingua nativa possa frenare l’apprendimento dell’italiano”. Spesso – spiega la docente – succede in buona fede, anche se ci sono tabù culturali. È un ragionamento sbagliato: “La scienza suggerisce che se si esclude la lingua madre, ai bambini mancano le fondamenta per apprendere altri idiomi. Consolidandola, invece, si crea un trampolino verso le nuove lingue”.

L’educazione deve partire dalla scuola – Per questi motivi, fa sapere l’Accademia della Crusca, le lingue sono fondamentali. Nel documento “Conoscere e usare più lingue è fonte di ricchezza” viene ribadito dunque che la compresenza di più lingue è fisiologica nel nostro Paese. Nel testo, si chiede che un'educazione plurilingue parta dalla scuola con metodologie adeguate, aggiornate e corrette. E si chiede anche che le istituzioni favoriscano iniziative di formazione e aggiornamento nel campo delle Scienze del linguaggio, per attrezzare al meglio insegnanti e operatori socio-culturali che agiscono nel mondo dell'immigrazione. Finora, scrive Repubblica, l’unica risposta è arrivata dal ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge che “ha colto il senso dell’appello, rispondendo in maniera brillante e competente”, ha commentato Voghera. La speranza è che anche altri ministeri rispondano: in particolare, dice ancora Voghera, si attende un commento da parte del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.

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