L’8 maggio contro la vivisezione (e contro Green Hill)
Ancora impresse nella mente di tutti le foto del blitz del 28 aprile a Green Hill, le immagini dei cuccioli che passano di mano in mano al di sopra del filo spinato che delimita i confini di quel lager in cui alcuni di essi non dovranno mai più fare ritorno: un piccolo evento di enorme rilevanza nella storia della vivisezione, pratica che da decenni è oggetto di dibattiti, controversie e polemiche. Sì, perché nella maggior parte dei casi, le azioni condotte dagli attivisti sono sempre state contraddistinte dalla massima segretezza, raramente hanno meritato qualcosa di più di un trafiletto di giornale: mentre quello che è accaduto pochi giorni fa al canile di Montichiari, e mesi prima ancora a Correzzana, è il segnale di una presa di coscienza di una parte del Paese che ha intenzione di farsi ascoltare e, in generale, che sta muovendo il proprio interesse verso un tema che non ha mai smesso di essere delicato e, dunque, merita attenzione non solo da parte dei mezzi di informazione, ma anche da parte delle istituzioni.
La Giornata contro Green Hill e contro la vivisezione – Promosse così in tutta Italia manifestazioni ed inizitative nell'ambito di quella che è stata definita la Giornata contro la vivisezione, per le quali è prevista una massiccia adesione da nord a sud, a dimostrazione del fatto che la realtà della vivisezione continua a farsi nemici non solo nel Paese ma anche al di là dei confini nazionali e che le campagne di sensibilizzazione sono appena all'inizio: alcune settimane fa una ventiquattrenne in una vetrina della nota azienda di cosmetici Lush (che nasce proprio come linea di prodotti non testati sugli animali e integralmente composti da ingredienti vegetali) si è mostrata ai passanti di Londra mentre veniva sottoposta a pratiche umilianti e violente, nel tentativo di replicare e comunicare quella che è una feroce realtà, ancora oggi giustificata ed incoraggiata sulla base di presunte urgenze scientifiche. Perché se è vero ed innegabile che le cause farmaceutiche in prima linea di avvalgono delle cavie di laboratorio per i propri studi, è altrettanto indiscutibile come le strade alternative da percorrere per evitare (o quanto meno limitare) il ricorso soprattutto a primati, cani e gatti, ci siano e siano state riconosciute come affidabili (oltre che, naturalmente, etiche): dalle colture di cellule e tessuti umani provenienti dalle biopsie ai modelli artificiali, dalle indagini statistiche in grado di individuare le cause delle nuove malattie ai simulatori virtuali, ai microrganismi in vitro. Nessuno vorrebbe, da un giorno all'altro, ritrovarsi a fare i conti con una realtà in cui non esiste la ricerca medica: altra cosa, ben distante, è pretendere a tutti i costi il rispetto di tutti gli esseri viventi.