Kristina Gallo, “l’ex non riusciva più tenere in piedi il castello di bugie costruito e l’ha uccisa”
Giuseppe Cappello avrebbe ucciso l’ex fidanzata Kristina Gallo, la giovane di 27 anni trovata morta dal fratello, il 26 marzo di quattro anni fa, nel suo appartamento in affitto in via Andrea da Faenza, perché per lui era diventato impossibile "mantenere in piedi il castello di menzogne che aveva costruito". Secondo i carabinieri "non riusciva a mantenere il controllo delle due vite parallele che conduceva".
Questo per l'accusa è il movente del presunto femminicidio di Kristina Gallo. Per quell’omicidio, aggravato dallo stalking, Cappello è stato arrestato nel luglio dello scorso anno ed ora è ai domiciliari, con ausilio del braccialetto elettronico. L'uomo si dichiara innocente.
Il prossimo 4 aprile, davanti al Gup, saranno ascoltati tutti i consulenti medico-legali che si sono occupati del caso: c'è ancora da capire infatti come la 27enne è stata uccisa visto che tre perizie non hanno fatta chiarezza, mentre per la Procura Cappello l'avrebbe asfissiata, all'apice di una colluttazione. La vittima fu trovata nel suo appartamento, nuda e con le gambe sotto al letto.
Gli investigatori dell'Arma hanno ricostruito la relazione tra i due e come nel corso degli anni Kristina sia stata "minacciata, picchiata e soggiogata" da Cappello "che l'ha trascinata in un baratro di ozio, droga e isolamento".
"A causa di Cappello e della sua gelosia ossessiva – scrivono i carabinieri – aveva perso il lavoro, non aveva amicizie, e si era allontanata dalla sua famiglia e persino dalla figlia di soli sette anni".
Le indagini hanno dimostrato come nell'ultimo mese di vita di Kristina, Cappello le aveva rotto e sottratto il telefono, poi ceduto ad uno spacciatore, e le aveva requisito le chiavi di casa. Dal 6 febbraio 2019, hanno accertato i carabinieri, la giovane era isolata, non aveva il telefono e non aveva contatti con nessuno. Il movente secondo i carabinieri è da ricercarsi nel fatto che ormai "stava venendo tutto a galla": Kristina un giorno si era presentata a casa dei genitori di lui e anche la compagna avrebbe potuto scoprirla.
La 27enne viene descritta come una ragazza "difficile da gestire". Avrebbe già minacciato Cappello non solo di presentarsi dalla madre, ma di rendere pubbliche delle foto, di raccontare ai carabinieri di una pistola che l'uomo aveva e che Kristina sapeva dove aveva preso.
"A ben guardare il movente del delitto è nelle parole dello stesso Cappello, l'omicidio era l'unico modo per vincere quello che lui aveva definito ‘un gran bel match'".
In una conversazione con un amico, registrata da un'app nel suo cellulare, Cappello parlava così della ragazza: "Questa è pericolosa, questa non ha paura di un cazzo è questo qua il problema, non ha paura di un cazzo, capito. Questa qua è talmente ribelle che…non ha paura di un cazzo (…) ah, questo è un bel match questo qua… questo è un gran bel match…".