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Kazakistan, decine di morti, oltre 1000 feriti: 13 agenti uccisi, due decapitati. Interviene Mosca

Scontri e sparatorie a Almaty, oltre 1000 feriti, arriva l’esercito russo. L’aumento del carburante alla base della protesta, ma non si escludono interventi “esterni” per destabilizzare il paese.
A cura di Giorgio Scura
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ALMATY (KAZAKISTAN) – Una lunga notte di guerriglia urbana, con decine di morti. Scivola nel caos, il Kazakistan, a causa delle violenti proteste scoppiate ieri contro il vertiginoso aumento dei prezzi dei carburanti, anche se non si escludono infiltrazioni esterne al paese. Secondo un bilancio più preciso, sarebbero 13 i poliziotti uccisi ad Almaty, la città epicentro
delle violente proteste esplose in Kazakistan per il caro carburante. Lo riferisce a Ria Novosti il comando centrale di
polizia di Almaty, secondo il quale due dei poliziotti uccisi sono stati decapitati.

Secondo quanto riferito da fonti di polizia, ci sarebbero decine di manifestanti uccisi mentre cercavano di assaltare varie edifici delle forze dell'ordine e della politica. Oltre mille le persone ferite in due giorni di violenti scontri, di cui almeno 400
ricoverati in ospedale e 62 in terapia intensiva.

Immediata, la reazione di Mosca che ha inviato decine di mezzi blindati e truppe che sono già arrivati nella piazza della città più grande, Almaty, teatro degli scontri più gravi.

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Le sparatorie sono proseguite tutta la notte e questa mattina ancora si spara in strada: una "intensa sparatoria" tra militari e uomini armati di fronte alla sede del comune di Almaty sembra ancora essere in corso secondo quanto riferisce l'agenzia Tass. "Le truppe sono arrivate in piazza e hanno iniziato a ripulirla dai rivoltosi", riferisce il cronista dell'agenzia russa, "è in corso un'intensa sparatoria".

I disordini esplosi ad Almaty hanno causato "danni enormi" nella maggiore città kazaka. Lo riferiscono le autorità del Paese, che hanno annunciato l'avvio stamane di una "operazione antiterrorismo contro i saccheggiatori e i rivoltosi condotta in modo congiunto da forze di sicurezza ed esercito".

L'Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (Csto), composta da sei ex repubbliche sovietiche guidate da Mosca, ritiene che i disordini in corso in Kazakistan siano "in parte dovuti a un intervento dall'estero". E' quanto si legge in un comunicato dell'alleanza pubblicato sul sito del Cremlino. La Csto include, oltre a Russia e Kazakistan, Armenia, Bielorussia, Kirghizistan e Tagikistan. L'organizzazione ha annunciato la decisione di inviare "forze di peacekeeping" per "un periodo limitato di tempo con l'obiettivo di stabilizzare e normalizzare la situazione nel Paese" a fronte delle "minacce alla sicurezza nazionale e alla sovranità del Kazakistan", causate "in parte da interventi dall'estero". Il comunicato non fornisce dettagli nè sulla quantità di truppe inviate nè su quali Paesi abbiano inviato personale militare.

I servizi internet risultano ancora bloccati o ristretti in tutto il Kazakistan.

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