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K2, la verità dopo 60 anni: “Compagnoni e Lacedelli erano senza ossigeno”

Il 31 luglio 1954 Achille Compagnoni e Lino Lacedelli conquistarono la vetta del k2. A quasi 60 anni dai fatti da una foto emerge un “pezzo di verità” che mette fine al “giallo” dell’ossigeno.
A cura di S. P.
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Dopo quasi sessanta anni dalla salita italiana al K2 una foto mette fine al cosiddetto giallo dell’ossigeno. Una nuova analisi degli ultimi frame del documentario ufficiale che riprende il finale della scalata del 1954 dimostra che i due alpinisti Achille Compagnoni e Lino Lacedelli avevano finito parte dell’ossigeno prima di arrivare in vetta. I fotogrammi individuano la bombola rossa italiana di ossigeno vicino agli scalatori. Si tratta di un elemento che, appunto, riesce a svelare una verità di quella scalata. Ci voleva lo sguardo attento di un documentarista inglese, Mick Conefrey, per vedere quanto contenuto in quelle immagini in realtà note già da tempo. Quei secondi dicono che forse Compagnoni e Lacedelli non avevano mentito quando raccontarono di aver finito l'ossigeno prima di arrivare in vetta il 31 luglio 1954. Si tratta di un particolare che si riverbera sul racconto intero della salita e che potrebbe mettere in discussione un punto fondamentale della versione di Walter Bonatti, l’allora giovane alpinista più volte accusato di voler approfittare della situazione per essere il primo a raggiungere la vetta.

Gli alpinisti non mentirono in vetta – Le riprese di vetta effettuate da Compagnoni e Lacedelli mostrano il panorama, i loro volti, i loro sorrisi. Sulla neve le bombole che si sono tolti dalla schiena: in primo piano ne appaiono una rossa e l'altra blu. I colori dicono molto al documentarista della Bbc e cioè che in vetta sono arrivate le bombole tedesche blu della Dräger di Lubecca ma anche quelle rosse italiane della Dalmine. L'ultimo giorno dunque Compagnoni e Lacedelli non si sono trascinati verso la cima con tre bombole piene che avrebbero assicurato dodici ore di sicurezza. Probabile che l'ossigeno non sia bastato fino alla vetta, come i due vincitori del K2 dissero fin dall'inizio. “Io mi limito a pensare che Compagnoni e Lacedelli non abbiano mentito sul particolare dell'ossigeno. Quei giorni sono stati un po' caotici, loro non avevano fatto prove a sufficienza con i respiratori e si sono trovati nei guai, tutto qui. Certo Bonatti non ha colpe”, ha spiegato il documentarista Conefrey, che ora sta ora terminando “Ghosts of K2”, opera sulle vicende contorte della vittoria italiana del 1954.

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