Jorit dopo la foto con Putin e la richiesta di sanzione: “Ne sarei assolutamente contento”
Quando Jorit accetta di incontrare Fanpage.it sono passati diversi giorni dalla foto delle polemiche, scattata in Russia. "Questa è la mano che ha stretto Putin", dice salutandoci. L'appuntamento è sotto uno dei murales più noti della sua produzione artistica, almeno prima dei suoi viaggi in Russia: quello che ritrae Diego Armando Maradona a San Giovanni a Teduccio, periferia orientale di Napoli. Un' opera diventata fortemente simbolica.
Come simbolica è, secondo molti, la foto che è riuscito a farsi scattare insieme a Vladimir Putin qualche giorno fa a Sochi, in Russia. In un video, diventato virale, Jorit prende la parola durante il Festival dei Giovani e dice: "Vorrei chiederle una foto per mostrare in Italia che lei è un essere umano come tutti". Uno scambio che va avanti per pochi secondi, Putin risponde, Jorit scende dagli spalti e si mette in posa per la foto. Quelle che si scatenano nei giorni successivi sono polemiche che travolgono il writer originario di Quarto, in provincia di Napoli, a cui risponde prima con interviste scritte. Una volta rientrato in Italia si concede anche in video.
Le polemiche sui soldi
La prima domanda che proviamo a porre all'artista riguarda le polemiche sui soldi, che tramite una storia Instagram ha già chiarito di non aver ricevuto dalla Russia. Lo conferma nuovamente nel corso dell'intervista. "Non ho ricevuto neanche un euro e questo giornalista Massimiliano Coccia (autore del pezzo pubblicato da "Linkiesta" ndr) verrà querelato a breve, forse anche domani. E tutte le persone che diranno falsità sul mio conto verranno querelate".
Sul come sia entrato in Russia taglia corto con un secco "con il visto" per poi descrivere tutte le tappe delle sue visite nel tempo. "In Russia esistono dei festival di street art, tra l'altro a Odintsovo a Mosca è stato fatto il più grande festival di street art al mondo. Sono stati invitati oltre 50 artisti da tutto il mondo e io insieme ai miei soci, ho partecipato a questi festival. E l'ultimo festival a Sochi, è un festival collaterale al Festival Internazionale della Gioventù e hanno partecipato oltre 30 artisti da tutto il mondo".
Questo preambolo apre la strada una questione: come ha fatto Jorit, insieme al suo staff a restare molto tempo in Russia e realizzare diversi murales? La risposta arriva secca: "Il Festival paga vitto, alloggio, trasporto, materiali, cestello e basta. Non dà un gettone. Non ho mai voluto prendere un gettone proprio perché sapevo che dei giornalisti come voi avrebbero potuto avanzare dei sospetti secondo cui lo faccio per soldi. Ma io non lo faccio per soldi, sono stato in tutto il mondo a dipingere, a fare attivismo".
Le accuse dell'Aja a Putin
Il resto del tentativo di intervista sono una serie di domande a cui Jorit risponde più o meno sempre allo stesso modo. La prima domanda riguarda proprio Putin e le accuse da parte dell'Aja di crimini di guerra. Sul presidente Russo pende un mandato d'arresto internazionale. Ed è la stessa persona a cui si è rivolto utilizzando queste parole: "Voglio dimostrare che lei è umano".
La risposta che inizialmente avanza Jorit è un attacco all'Aja. "Il tribunale dell'Aja e l'Occidente non hanno nessun diritto morale di giudicare gli altri Paesi. L'Occidente ha 500 anni di colonialismo, è alleato dei peggiori dittatori al mondo. All'Occidente frega soltanto dei propri interessi economici e geopolitici". Un concetto che il writer, al secolo Ciro Cerullo, ripeterà spesso nel corso dell'intervista e che ha più volte ribadito nel corso delle sue apparizioni televisive. Tant'è che avanza a un certo punto pure un canovaccio che sembra convinto si debba ripetere anche nel corso del nostro incontro. "Quando un giornalista occidentale come te mi dice a te frega qualcosa dei giornalisti uccisi da Putin, io non ci posso credere". Sicuro, come si dice, anche dopo che abbiamo sottolineato che il quesito non è mai stato posto che "sarà la prossima domanda".
L'attacco a Fanpage.it
Dei crimini di cui viene accusato Vladimir Putin Jorit non vuole parlare. Elude la domanda, più di una volta, per parlare dei crimini dell'Occidente. E lo fa anche quando gli si chiede se crede a quelle teorie che vogliono che le stragi di Bucha e Irpin siano una montatura dell'Occidente. Nel corso dei tentativi di ottenere una risposta che sia pertinente al quesito, Jorit attacca anche Fanpage.it: "Mi poni questa domanda specifica e non mi poni la domanda rispetto ai nostri alleati, perché in questo momento Fanpage.it e i giornalisti che portano avanti questo tipo di narrazione camminano in parallelo ai carri armati. Siete complici di una narrazione di propaganda".
La discussione sui crimini di Putin lascia spazio a un contraddittorio che non troverà soluzioni. Jorit ripeterà una seconda volta che Fanpage.it cammina accanto ai carri armati. Continuerà a non rispondere a pieno alle domande, sostenendo di aver voluto stringere la mano a Putin per aprire una polemica e dividere il campo tra chi è dalla parte della pace e chi invece della guerra. Lui, sottolinea, vuole la pace. Come tutti del resto.
Quella foto però resta, così come i dubbi che la sua presenza a quel Festival possa essere stata organizzata dal Cremlino. A questa domanda Jorit risponde senza mezzi termini, sgomberando il campo agli equivoci. "Sono riuscito a prendere la parola semplicemente perché mi sono sbracciato".
Pina Picierno e la richiesta di inserire Jorit tra i sanzionati
Poco dopo le polemiche per la foto con Putin, la Vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno ha chiesto che Jorit venisse inserito nella lista dei sanzionati. "Sarei assolutamente contento. Sarei assolutamente contento che venissero cancellate le mie opere e invito chi crede queste cose altamente a farlo.Io alla Picierno dico, continua Jorit, che io accetto lavori dalle istituzioni solo quando sono contento di farlo. Non ho nessun interesse particolare. Rifiuto la maggior parte dei lavori che mi vengono promessi. Che mi metta l'embargo e dimostri finalmente che è uguale alle cose che dice di combattere. Dice di combattere per la democrazia e la libertà e poi chiede le sanzioni".
La domanda che in tanti si sono posti è sempre la stessa. Perché un artista che nei primi anni di attività non ha mai mostrato il volto per non rubare la scena alle sue opere, ha deciso di affiancarlo oggi a quello di Putin?
La risposta, ancora una volta, è la stessa: "Ho voluto dividere il campo una volta per tutte, soprattutto all'interno della sinistra, per dire chi è dalla parte della guerra e chi dalla parte della pace. Io sono dalla parte della pace". L'intervista, ovvero l'occasione per spiegare davvero l'evoluzione di un ragazzo partito dalla periferia, che le periferie del mondo ha raccontato e che si è trovato improvvisamente in Russia, si è trasformata in alcuni punti in una sorta di soliloquio. Coglierà l'occasione per dire anche che dal suo rientro dal Festival sono aumentate – dice – le richieste di lavoro, che si sente sostenuto. Ma che chi ha condotto l'intervista "ha dei pensieri preconcetti" nei suoi confronti. Le nostre, invece, erano solo domande.