Jessica, italiana in Ecuador: “Un mio familiare era tra gli ostaggi in tv. Viviamo chiusi in casa”
Jessica Cossu è una trentenne milanese trapiantata in Ecuador, a Guayaquil, dove si è trasferita alcuni anni fa per seguire quello che è oggi il padre dei suoi figli. Nei giorni scorsi ha assistito in diretta tv all'attentato alla Tc Television, in cui è stato preso in ostaggio anche il cugino del compagno.
L'attentato in diretta tv
"Stavamo guardando il telegiornale – racconta Jessica a Fanpage.it – quando a un certo punto sono entrati nello studio alcuni uomini col volto coperto. All'inizio non abbiamo pensato fosse un attentato, come è invece poi stato catalogato. Dopo poco ci siamo resi conto che quelle persone erano armate fino al collo. Ci siamo spaventati molto, anche perché in mezzo agli ostaggi c'era una persona della nostra famiglia".
"Non sapevamo che cosa potesse passare nella testa di quelle persone – continua -, se avrebbero sparato o fatto esplodere una una bomba. Guardavamo il nostro familiare e vedevamo che non si muoveva, è rimasto tutto il tempo immobile, senza guardarli in faccia. Avevamo quindi la speranza che non gli avrebbero fatto del male, ma poi hanno iniziato a sparare. Quello è stato il momento peggiore – ricorda Jessica – perché non si vedeva più niente e non sapevamo dove fosse. A un certo punto per fortuna l'abbiamo intravisto, era riuscito a nascondersi fino quando gli attentatori sono scappati ed è arrivata la polizia".
"Finito di parlare con la polizia, si è subito messo in contatto con sua madre, che era molto preoccupata e che poi ci ha fatto ascoltare il suo messaggio vocale. Diceva: ‘Sto bene, non vi preoccupate, sto bene'. L'abbiamo aspettato fin quando è tornato a casa", ricorda.
"Come ai tempi del Covid"
"Prima la situazione era abbastanza tranquilla – dice Jessica – ma negli ultimi giorni, purtroppo, le cose sono peggiorate molto. Praticamente stiamo rivivendo il Coronavirus: siamo rinchiusi in casa, non si può uscire, i bambini non fanno lezione a scuola", confermando quanto raccontato dagli altri italiani che vivono nel paese sudamericano.
Jessica, oltre che spaventata, è dispiaciuta: "La maggior parte delle persone in Ecuador ha voglia di lavorare, di andare avanti, cercano di vivere come possono. Questi episodi non solo danneggiano l'aspetto economico e sociale del Paese, ma anche i cittadini comuni, che non possono lavorare e non possono condurre una vita normale".
Jessica sperimenta ogni giorno sulla sua pelle questa condizione. "Non sai se domani, mentre cammini, aprono il fuoco per derubrti. Queste cose sono successe: persone innocenti che muoiono per colpa di un telefono o bambini che finiscono in mezzo a dei veri e propri far west. Ai miei figli sto vietando di uscire di casa".
Con la pistola puntata
"Da quando sono qui – conclude Jessica – ho avuto tre esperienze molto forti, dove hanno cercato di derubarmi puntandomi la pistola o i coltelli. Una volta stavo camminando con il mio compagno e i miei bambini, un uomo è sceso da una moto. Per fortuna il mio compagno si è messo davanti e l'ha calmato, io sono rimasta indietro con i bimbi. L'ultima volta invece è avvenuto quasi dentro casa: un uomo con una pistola mi ha detto ‘Dammi il telefono o ti ammazzo'. Meno male che il mio cane ha abbaiato e mi ha salvata, il tizio se n'è andato".