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Italiani rapiti in Libia, colonnello governo Sarraj: “C’è la mano di al Qaida”

Intanto la Con.I.Cos., l’azienda di Mondovì per la quale lavorano Bruno Cacace e Danilo Calonego, i due italiani rapiti in Libia, risponde alle accuse sulla sicurezza del personale: “Mai revocata la scorta al personale”.
A cura di Susanna Picone
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Secondo l'esercito che fa capo al governo d'Accordo nazionale guidato da Faez al Sarraj, nel rapimento dei tre tecnici stranieri avvenuto lunedì mattina nel sud della Libia ci sarebbe “la mano di al Qaida”. “Una banda criminale, nonostante che questa operazione porta l'impronta di al Qaida, ha rapito due operai italiani ed uno proveniente dal Canada che lavorano all'aeroporto di Ghat”, così – citato dal portale libico “al Wasat” – il colonnello Ahmed al Masamari portavoce dell'esercito che fa capo al governo di Sarraj che controlla la zona di Ghat. Il colonnello ha parlato della vicenda di Bruno Cacace e Danilo Calonego e del loro collega canadese ma non avrebbe spiegato su quali elementi poggia questa sua ipotesi.

L'azienda precisa: “Mai revocata la scorta al personale” – Non è mai stata revocata la scorta armata al personale operante all'aeroporto di Ghat, in Libia, a cui erano stati messi a disposizione sia tre autisti armati sia quattro militari governativi armati. È quanto ha voluto precisare con una nota la Con.I.Cos., l'azienda di Mondovì per la quale lavorano i due tecnici sequestrati. Gli autisti e i militari governativi armati erano “da utilizzare a discrezione del personale in base alle esigenze di cantiere e agli spostamenti”, fa sapere l'azienda secondo cui la regione del Fezzan, dove è appunto avvenuto il sequestro dei due italiani e del canadese, “è sempre stata sicura, pur nel delicato contesto creatosi post 2011”. “Si precisa inoltre – si legge nella nota – che tutta l'area operativa è confinata da appositi check-point di polizia in entrata e in uscita”. La Con.I.Cos. di Mondovì ha anche spiegato che il giorno del sequestro Cacace e Calonego, per il trasferimento dal campo al cantiere, “hanno portato con sé un solo autista armato che, vista la situazione sopravvenuta, fortunatamente non ha reagito onde evitare il peggio”.

La polemica sulla mancata scorta – Il caso della mancata scorta era nato dalle dichiarazioni delle autorità locali, secondo cui i due italiani e l'ingegnere canadese rapito con loro viaggiavano su un’auto con autista, senza scorta, lungo la strada che attraversa il deserto tra Ghat e Ubari. Anche dei colleghi di Cacace e Calonego avrebbero affermato che ai due la scorta era stata revocata da qualche giorno.

Consiglio comunale di Ghat aveva escluso che i due italiani rapiti fossero stati sequestrati da terroristi – Nei giorni scorsi, il Consiglio comunale di Ghat aveva escluso che i due italiani rapiti fossero stati sequestrati da terroristi, ritenendo che fossero nelle mani di un gruppo di criminali noti alle autorità. Non avrebbero lasciato l'area di Ghat e dunque sono stati attuati posti di blocco e controlli per evitare che vengano trasferiti altrove o passati di mano ad altri gruppi. Il principale referente delle autorità italiane che stanno lavorando sul caso è per ora il sindaco della cittadina libica, Komani Mohamed Saleh, personaggio influente nella zona, che ha dato la notizia del sequestro e l'ha confermata alla Farnesina.

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