Italia, transizione energetica ferma: 1.364 impianti da rinnovabili in attesa di autorizzazione
Tre giorni fa il segretario generale dell'ONU António Guterres presentando l'ultimo rapporto sul clima dell'IPCC ha dichiarato senza mezzi termini che "l'umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente", ma che tuttavia non tutto è ancora perduto: è teoricamente possibile rispettare il target di Parigi di +1,5 gradi a fine secolo, ma per farlo è imperativo smettere subito di usare i combustibili fossili, avviare e finanziare politiche di adattamento, soprattutto per le aree più vulnerabili, e dimezzare le emissioni di gas climalteranti entro il 2030.
In Italia 1.364 impianti rinnovabili fermi a causa della burocrazia
Insomma, secondo la comunità scientifica non c'è più un minuto da perdere e ogni Stato – anzi, ogni individuo – deve fare la sua parte. Eppure, nonostante lo scenario che si prospetta, in Italia lo sviluppo delle rinnovabili continua ad essere una corsa ad ostacoli. Secondo l'ultimo report di Legambiente – Scacco matto alle rinnovabili – a causa di norme obsolete e frammentate e delle lungaggini burocratiche di Regioni e Soprintendenze ad oggi nella Penisola sono 1.364 gli impianti "fermi" in lista d’attesa, ovvero in fase di VIA, di verifica di Assoggettabilità a VIA, di valutazione preliminare e di Provvedimento Unico in Materia Ambientale a livello statale. Il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.
Nel 2022 l’1% dei progetti di impianti fotovoltaici ha ricevuto l’autorizzazione
Spiega Legambiente: "A fronte di questo elevato numero di progetti in valutazione – e nonostante le semplificazioni avviate dall’ex Governo Draghi – sono pochissime le autorizzazioni rilasciate dalle Regioni negli ultimi 4 anni. Nel 2022 solo l’1% dei progetti di impianti fotovoltaici ha ricevuto, infatti, l’autorizzazione. Si tratta del dato più basso degli ultimi 4 anni se si pensa che nel 2019 a ricevere l’autorizzazione sono state il 41% delle istanze, per poi scendere progressivamente al 19% nel 2020, al 9% nel 2021. Ancor peggio i dati dell’eolico on-shore (sulla terraferma) con una percentuale di autorizzazioni rilasciate nel 2019 del 6%, del 4% nel 2020, del 1% nel 2021 per arrivare allo 0% nel 2022″. Dati nel complesso preoccupanti se si considera che negli ultimi anni sono aumentati sia i progetti presentati sia le richieste di connessione alla rete elettrica nazionale di impianti di energia a fonti rinnovabili, quest’ultime sono passate da 168 GW al 31 dicembre 2021 ad oltre 303 GW al 31 gennaio 2023.
Legambiente: "L'Italia non diventi un hub del gas"
L'installazione di impianti di energia a fonti rinnovabili impatta con burocrazia farraginosa, norme confuse a livello sia nazionale che locale con le opposizioni locali NIMBY (Not In My Backyard) e NIMTO (Not In My Terms of Office). Per questo, secondo Legambiente, è necessario arrivare ad un
Testo Unico che semplifichi gli iter di autorizzazione. Ma soprattutto è necessaria una vera volontà politica: "Al Governo Meloni – dichiara il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – torniamo a ribadire che il Paese non deve diventare l’hub del gas, ma quello delle rinnovabili. Se davvero si vuole contrastare la crisi climatica, accelerare la transizione ecologica e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione indicati dall’Europa, l’Italia deve puntare con fermezza su rinnovabili, efficienza, autoproduzione, reti elettriche e accumuli. In questo percorso, è indispensabile che il Governo metta in campo una politica di breve, medio e lungo periodo anche rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione non più rimandabili".
Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente, ha aggiunto: "Le fonti rinnovabili, insieme a politiche serie e lungimiranti di efficienza energetica, rappresentano una chiave strategica non solo per decarbonizzare il settore energetico, priorità assoluta nella lotta alla crisi climatica, ma anche per portare benefici strutturali nei territori e alle famiglie e per creare opportunità di crescita ed innovazione in ogni settore". Insomma, a beneficiare della transizione energetica sarà non solo il pianeta, ma anche l'economia.