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Istat Annuario 2014: meno lavoro e universitari, più anziani e stranieri

La fotografia scattata dall’Istat per l’anno che sta per concludersi è quella di un Paese sempre più vecchio e meno attento all’istruzione. Sempre meno i giovani che si iscrivono all’università e gli elettori che vanno a votare. La maggior preoccupazione degli italiani? E’ il traffico.
A cura di Biagio Chiariello
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L’Istat ha pubblicato il proprio annuario per il 2014. In sintesi, ciò che emerge è che come l’Italia anche per quest’anno fatica a superare la crisi economica che l’ha travolta. Innanzitutto per quel riguarda il lavoro. Le cifre non sono positive: si è ridotto a 22,420 milioni, 478mila in meno rispetto al 2012, -2,1%, il numero degli occupati nel 2013. Un calo che porta il tasso di occupazione per la fascia 15-64 anni al 55,6%, "molto al di sotto del dato Ue, 64,1%". Il tasso di disoccupazione sale al 12,2%, +1,5 punti. La diminuzione degli occupati – riferisce l'Istat – ha riguardato sia i lavoratori dipendenti (-335.000) sia gli indipendenti (-143.000). Hanno perso occupazione tutti i settori di attività economica: -89.000 unità nell'industria in senso stretto, -35.000 in agricoltura, -163.000 nelle costruzioni e -191.00 nei servizi. Rimangono ampi i divari territoriali, con il tasso di occupazione che al Nord è oltre venti punti più elevato di quello dell'area meridionale.

Scuola, meno universitari, ultimi per spese pubbliche

Allarmante anche la situazione sul fronte istruzione. Per lo stesso annuario dell’Istituto di Ricerca Nazionale, solo poco più della metà dei giovani che prendono il diploma si iscrivono all'università: nell'anno accademico 2012-2013 la percentuale è stata del 55,7%. Erano 72,6 gli immatricolati su 100 diplomati nell'anno 2003-2004. I valori più alti per i residenti nelle regioni del Nord-ovest e in quelle del Centro (entrambe 60,2). Ad avere il diploma di scuola superiore sono tre persone su 10 e i laureati sono il 12,3%. . Ciò vuol dire che il livello di istruzione della popolazione italiana è in forte peggioramento. Il passaggio dalle Superiori all'università, dopo la significativa crescita negli anni di avvio della riforma è andato progressivamente scemando.  Ma anche guardando ai numeri della spesa pubblica per l'istruzione il Belpaese non sorride: solo il 4,6% del Pil, una percentuale che ci vede in fondo alla classifica dei Paesi europei. In testa c’è la Danimarca (7,9%), ma davanti a noi anche Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo o Irlanda. E' quanto emerge dalla tabella riportata nell'Annuario Istat, basata su dati Ocse relativi al 2011. L'indicatore, spiega l'Istituto, “si riferisce a tutti i livelli d'istruzione e considera come fonti di finanziamento le spese dirette pubbliche per gli istituti scolastici e i sussidi pubblici alle famiglie”.

 Italia, paese di vecchi

L’Italia è un Paese sempre più vecchio, ed è solo la Germania, in Europa, che ci supera in questa non esaltante graduatoria. Secondo l'Annuario Statistico Istat, al 1 gennaio 2013 l'indice di vecchiaia è di 151,4 anziani ogni 100 giovani (148,6 nel 2012), confermando il nostro Paese al secondo posto nell'Ue a 27 dopo la Germania (160). Grazie alla riduzione dei rischi di morte, prosegue anche nel 2013 l'incremento della speranza di vita alla nascita: per gli uomini da 79,6 del 2012 a 79,8 e per le donne da 84,4 a 84,6: in Europa siamo ai vertici insieme a Svezia, Spagna e Francia.

Un milione di abitanti in più, +7% stranieri

In un anno è aumentato di oltre un milione il numero di abitanti del Belpaese. E gli stranieri, secondo i dati Istat, costituiscono più del 7% della popolazione. Al 31 dicembre 2013, infatti, si contano 60.782.668 residenti (29.484.564 maschi e 31.298.104 femmine), oltre un milione in più rispetto all'inizio dell'anno (+1,8%). La ripartizione in cui è segnalato il maggiore incremento è il Centro (+3,3%), mentre quella con il maggior numero di residenti è il Nord-Ovest (26,5% del totale). Nel 2013 i decessi sono stati 600.744, in calo rispetto all'anno precedente (612.883); più consistente è la riduzione delle nascite (514.308 contro 534.186 del 2012). Di conseguenza, il saldo naturale (-86.436) è più negativo rispetto a quello dell'anno precedente (-78.697).

Partecipazione elettorale ai minimi storici

Ormai gli italiani non vanno più a votare. La conferma arriva dall'Istat, che nell'Annuario 2014 prende ad esempio sia le recenti elezioni europee che le ultime politiche. Negli anni, fa notare l'Istituto di ricerca, il numero di cittadini italiani aventi diritto per le consultazioni europee è andato sempre aumentando, ma la quota di quanti si sono poi recati alle urne è diminuita, scendendo dall'85,7% dei votanti del 1979 al 57,2% del 2014, il minimo storico. Per le politiche nel 2013 si è registrato un 72,3%, quando negli anni Ottanta la partecipazione al voto per entrambe le Camere si era mantenuta anche sopra la soglia del 90%.

Il traffico preoccupa più dell'inquinamento

Il traffico e il parcheggio preoccupano gli italiani più dello smog, secondo quanto emerge dall'Annuario Istat 2014. Nella classifica dei maggiori pensieri delle famiglie nella zona in cui vivono si colloca infatti al primo posto il traffico (36,9%), poi il parcheggio(35,2%). L'inquinamento dell'aria è al terzo posto. Al quarto posto troviamo la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (30,7%), il rumore (30,6%). In ultima posizione c’è l'irregolarità nell'erogazione dell'acqua, che costituisce un problema per l'8,6% delle famiglie ma le differenze sul territorio sono forti: le percentuali più alte si registrano in Calabria (32,1%) e Sicilia (24,1%)

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