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Islamico soffoca la figlia. Per la Cassazione merita uno sconto di pena

No all’aggravante dei ‘futili motivi’ per il padre musulmano che tenta di uccidere la figlia dopo aver scoperto che, ancora minorenne e non sposata, ha avuto rapporti sessuali con un ragazzo italiano. E’ quanto hanno stabilito i giudici della Suprema Corte su un caso che arriva da Milano.
A cura di B. C.
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Una fotografia che ritraeva la figlia, minorenne, non sposata e sopratutto mussulmana, in atteggiamenti intimi con il fidanzato, un ragazzo italiano. Poi la scoperta che la giovane non era più vergine. Quando l'ha appreso il padre, islamico, non ci ha visto più ed ha aggredito la ragazza, all'epoca 17 enne. Ma secondo la Corte di Cassazione non merita l'aggravanti di aver agito per ‘futili motivi'. "Per quanto i motivi che hanno mosso l'imputato non siano assolutamente condivisibili nella moderna società occidentale – scrive la Suprema Corte nella sentenza 51059 depositata oggi – gli stessi non possono essere definiti futili, non potendosi definire nè lieve nè banale la spinta che ha mosso l'imputato ad agire".

La storia risale al settembre 2011. Prima la foto, poi il giorno dopo, l'uomo, rientrato a casa, sorprende la figlia, con indosso solo un asciugamano, e il fidanzato nascosto sul balcone. Quella stessa sera la ragazza aveva ammesso, durante una discussione con il padre, di aver perso la verginità, andando contro i precetti dell'Islam. La mattina dopo, secondo l'accusa, l'uomo aveva cercato di soffocare la ragazza con un sacchetto di plastica, ma la giovane era riuscita a scappare. Nel novembre 2012, l'uomo viene condannato a 7 anni di carcere per il tentato omicidio della figlia.

Ma i giudici della Suprema Corte hanno spiegato che "nel caso in esame – l'imputato ha agito perchè si è sentito disonorato dalla figlia, la quale non solo aveva avuto rapporti sessuali senza essere sposata e da minore, ma aveva avuto tali rapporti con un giovane di fede religiosa diversa, violando quindi anche i precetti dell'Islam". Dunque, "per quanto i motivi che hanno mosso l'imputato non siano assolutamente condivisibili nella moderna società occidentale – scrivono nella sentenza – gli stessi non possono essere definiti futili, non potendosi definire nè lieve nè banale la spinta che ha mosso l'imputato ad agire". Ora la Corte di Appello dovrà riesaminare il caso ed essere più clemente.

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