Isabella Linsalata morta per avvelenamento, accuse al marito: “Voleva cremarla per ereditare la casa”
Voleva far cremare la moglie dopo la morte, ma la famiglia si è opposta. Erano già tanti i dubbi sulla natura del decesso di Isabella Linsalata, che ad amiche e parenti avrebbe raccontato di essere sicura di aver assunto più volte sedativi diluiti di nascosto dal marito nelle bevande. L'autopsia sul cadavere è stata fondamentale per accertare l'avvelenamento che avrebbe poi causato il decesso della ginecologa 62enne il 31 ottobre del 2021. Il marito Giampaolo Amato, anche lui medico, si trova in carcere dall'8 aprile scorso con l'accusa di omicidio aggravato e peculato.
I punti da chiarire su quanto avvenuto ormai due anni fa sono tanti e con il prosieguo delle indagini continuano ad emergere nuove domande. Secondo quanto ritiene l'accusa, infatti Amato avrebbe sottratto la benzodiazeina Midazolam e l'anestetico ospedaliero sevoflurano dagli armadietti dell'ospedale Maggiore di Bologna.
Secondo quanto ricostruito dall'inchiesta, Isabella Linsalata sarebbe stata trovata morta nel suo letto la mattina del 31 ottobre 2021 dal marito. Il corpo è stato trovato sotto il piumone ben rimboccato. La 62enne, che già non respirava più, indossava soltanto biancheria intima.
Le dinamiche del ritrovamento del corpo
A dare l'allarme al 118 quella mattina fu proprio Amato, che si trovava al lavoro. Contattato dai familiari della vittima che si erano preoccupati perché non riuscivano a mettersi in contatto con lei, aveva allertato i soccorsi per sincerarsi delle condizioni di salute della donna. Dopo il decesso, che inizialmente era stato attribuito a cause naturali, aveva subito mostrato l'intenzione di cremare il corpo, ma i parenti della 62enne si erano opposti chiedendo l'esecuzione dell'autopsia.
I sospetti della vittima
L'esame ha dato esito positivo agli psicofarmaci che avrebbero poi provocato il decesso. La famiglia ha spiegato di aver voluto l'esame basandosi su alcuni sospetti che Linsalata aveva confessato alla sorella e ad alcune amiche. Secondo la 62enne, Amato le somministrava droghe da anni sciogliendole in bevande sempre "troppo amare". I dubbi, unitamente alle condizioni di smarrimento e narcolessia, avevano portato la sorella della vittima a conservare una bottiglia di vino contaminata e l'esito di alcune analisi delle urine risultate positive fatte nel 2019.
Il movente e l'ossessione per l'amante
I moventi secondo l'accusa sarebbero stati due: il primo legato a questioni di natura sentimentale, il secondo relativo a interessi economici. Per la Procura, Amato avrebbe ucciso la moglie per poter stare con l'amante più giovane dalla quale era ossessionato. La ragazza, spaventata dall'atteggiamento del medico, avrebbe minacciato di sporgere denuncia. In alcune intercettazioni con un'amica, la giovane descriveva il dottore come "fuori di testa". "Dobbiamo veramente iniziare a credere – ribadiva – che questa persona abbia fatto qualcosa quella sera? Questo è fuori di testa. Io in quel periodo non gli parlavo, ero molto dura".
Per il gip, l'uomo avrebbe eliminato la moglie anche per ereditare la casa di via Bianconi, dove viveva, e quella di Monte San Pietro. Proprietà, secondo l'accusa, che non avrebbe potuto ottenere con il divorzio.