Iris Setti rapinata, stuprata e uccisa nel parco, ergastolo per Chukwuka Nweke: “In cella piango ogni giorno”

Condannato all'ergastolo Chukwuka Nweke, il 38enne che rapinò, stuprò e poi uccise a mani nude la 61enne Iris Setti in un parco di Rovereto, in provincia di Trento. Per quei terribili fatti, avvenuti la sera del 5 agosto 2023, nel parco Nikolajewka, la Corte d'assise di Trento ha condannato l’imputato al massimo della pena.
Il 38enne, senza fissa dimora e persona già conosciuta alle forze dell'ordine proprio per le sue intemperanze spesso nello stesso parco dove è avvenuto l'omicidio, infatti è stato ritenuto colpevole di tutti i reati ascritti. Nweke è stato condannato per omicidio volontario aggravato, rapina e violenza sessuale nei confronti della 61enne roveretana ma anche per rapina nei confronti di un altro uomo, avvenuta la stessa sera dell'omicidio della donna.
Una decisione dei giudici che è arrivata dopo sei ore e mezza di camera di consiglio e una giornata in aula caratterizzata da alcune dichiarazioni dell’imputato in cui l’uomo si professava innocente. “Sono innocente, piango tutto il giorno in carcere: aiutatemi ho una moglie e tre bambini” ha dichiarato infatti in Tribunale prima che i giudici emettessero la sentenza di condanna.
Un appello alla clemenza non accolto dai giudici che, oltre l’ergastolo, hanno condannato Chukwuka Nwek a dieci mesi di isolamento diurno dichiarandolo decaduto anche dalla responsabilità genitoriale. È stata prevista anche una provvisionale di 100mila euro di risarcimento per la madre di Iris Setti e 50mila per ciascuno dei due zii costituitisi parti civili.
I giudici infatti hanno accolto le istanze dell’accusa e delle parti civili che chiedevano la massima pena. Il pubblico ministero Fabrizio De Angelis, durante la requisitoria dei giorni scorsi, aveva ribadito la lucidità e la capacità di intendere e volere dell’imputato.
Come stabilito dalle indagini, quel giorno, l’uomo aggredì la 61enne per portargli via un anello d’oro colpendola e poi accadendosi contro di lei anche con una violenza sessuale. “E stato necessario usare un taser e persino la sedazione da parte dei sanitari” perché "era in uno stato di vero delirio” aveva spiegato all’epoca il procuratore di Rovereto.