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IPTV, sgominata rete illegale in Italia e bloccati 160mila abbonamenti

La Guardia di Finanza ha bloccato 160mila abbonamenti attraverso i quali venivano diffusi illegalmente eventi sportivi e palinsesti tv ‘pay per view’. Il Tribunale di Roma ha disposto il sequestro preventivo di 56 server, due siti internet e due canali Telegram: il provvedimento ha fermato almeno 160.572 utenti illegali.
A cura di Davide Falcioni
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La Guardia di Finanza ha bloccato 160mila abbonamenti attraverso i quali venivano diffusi illegalmente eventi sportivi e palinsesti tv ‘pay per view'. Il Tribunale di Roma ha disposto il sequestro preventivo di 56 server, due siti internet e due canali Telegram: il provvedimento ha fermato almeno 160.572 abbonamenti illegali identificati sui server oscurati e organizzati nell'ambito di un sistema che si poggiava su sette "strutture" IPTV illegali. Un numero rilevante se si considera che un abbonamento illegale – in media del costo di 10 euro al mese – permetteva di accedere a 450 canali televisivi e la fruizione di circa 30 mila contenuti multimediali diretti, come serie tv o altro.

Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno individuato una filiera clandestina che si basava sull'attività di vendita degli abbonamenti attraverso circa 900 rivenditori dei quali 627, anello di congiunzione con i clienti finali, operavano in Italia. Dalle indagini è anche emerso che gli amministratori di due canali Telegram, dopo aver hackerato i sistemi dedicati all'illecita diffusione dei contenuti multimediali, avevano cercato di estorcere denaro ai "pirati" che li gestivano dietro la minaccia di pubblicare sul web dati e credenziali riferibili agli abbonamenti illegali attivi.

L'inchiesta, svolta dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza, aveva già portato al sequestro di alcune parti e risorse, ma gli investigatori non erano riusciti a risalire ai collegamenti per smantellare l’organizzazione. A causa del coronavirus negli ultimi mesi le attività si erano intensificate: il mercato illegale infatti è cresciuto durante l’emergenza sanitaria, quando molte persone chiuse in casa per fruire di contenuti multimediali hanno preferito affidarsi alla pirateria e alla IPTV, anche solo per i film. Il mese scorso i “pirati” hanno iniziato a pubblicizzare pacchetti illegali prospettando la cosiddetta “fase 3” di ripresa delle competizioni sportive e per farlo hanno formulato offerte vantaggiose con pacchetti pagati in anticipo di durata annuale. Sono state queste mosse a permettere l’identificazione dei reseller, anche se non è chiaro quante persone fisiche siano state denunciate.

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