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“Io figlio di Satana, mi sacrifico per lui”, 20enne suicida: padre a processo per istigazione al suicidio

“Mio padre è Satana, mi ha dato il dono dell’immortalità. Mi devo sacrificare per lui” aveva scritto il ragazzo della provincia di Pistoia. A distanza di oltre cinque anni dai quei terribili fatti, ora il padre andrà a processo con l’accusa di istigazione al suicidio del figlio.
A cura di Antonio Palma
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Era in carcere per altri motivi quando il figlio si suicidò in casa a soli 20 anni in una stanza circondata da immagini del diavolo, sostenendo di essere “il figlio di Satana”. A distanza di oltre cinque anni dai quei terribili fatti, ora l’uomo andrà a processo con l’accusa di istigazione al suicidio del figlio. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe indotto il figlio a pratiche sataniche fino ad arrivare ad esercitare pressioni per incoraggiare il giovane a togliersi la vita.

Il 50enne era già finito al centro delle indagini sulla morte del giovane, avvenuta in un’abitazione di Quarrata, in provincia di Pistoia, nel 2018. L’ipotesi di reato era sempre la stessa ma le indagini erano finite nel nulla tanto che i pm toscani avevano avanzato una richiesta di archiviazione del caso. Per la Procura, infatti, non vi erano prove sufficienti per sostenere la tesi accusatoria al processo ma il Gip è stato di diverso avviso invitando i pm a formulare il capo d’imputazione e a depositare la richiesta di rinvio a giudizio per il reato di induzione al suicidio.

Oltre ad aver spinto il giovane verso il “satanismo spirituale”, celebrando con lui rituali nella soffitta di casa dove il ventenne si è tolto la vita, per l’accusa lui era a conoscenza delle intenzioni del figlio ma non avrebbe fatto nulla per dissuaderlo e anzi lo avrebbe incoraggiato.

Le circostanze emergerebbero dalla ricostruzione delle dinamiche familiari che avrebbero riguardato anche l’altro figlio ma soprattutto dal messaggio che il ragazzo ha lasciato prima di uccidersi, impiccandosi. Quando i soccorsi intervennero in casa sua, su allerta di altri parenti, si trovarono davanti a una scena terribile col corpo del ragazzo che giaceva in soffitta attorniato da immagini del diavolo che tappezzavano le pareti.

Per gli inquirenti, in quella soffitta a lungo sarebbero avvenuti riti satanici, invocazione di demoni e conversazioni sulla morte tra padre e figlio. “Mio padre è Satana, mi ha dato il dono dell'immortalità. Quando mio padre mi disse se ero con lui, io risposi di sì. Gli chiesi perché morirò. Il perché è logico, mi devo sacrificare per lui. È colui che mi ha creato” avevano scritto il 20enne nel messaggio di addio.

Per l’accusa, quegli scritti il giovane li aveva portati anche al padre in carcere quando era andato a trovarlo il giorno prima del suicidio. Secondo gli inquirenti, il 50enne, parlando con la moglie qualche giorno dopo la tragedia, avrebbe mostrato di essere a conoscenza di particolare del suicidio che nessuno gli aveva rivelato.

Secondo l’ordinanza del Gip, “in tale contesto di cultura e convinzioni sataniche” il ventenne “maturava la convinzione di diventare immortale attraverso il sacrificio della propria vita e quindi si determinava al suicidio”. All’origine del tutto il padre che “Lo convinse di essere Satana e di doversi sacrificare in suo nome”.

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