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Io, figlio di (probabile) puttana, odio quel patetico dovere di essere oscurantisti

Sono figlio di una madre snaturata. Dato in adozione. Padre di tre figli. Separato. E rivendico il diritto (e il dovere) di giudicare chi mi vorrebbe insegnare ad essere padre o ad essere figlio. E di oppormi, certo, con tutte le forze che ho contro i bavosi millantatori di regole naturali.
A cura di Giulio Cavalli
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Rispetto tutte le posizioni. Tutte. Ho incrociato grandi persone nel campo delle opinioni estremamente opposto al mio. Dibattiti spinti, diversità scarnificate fino all'osso, battaglie crude e notte fonda fatta tra le obiezioni di uno e dell'altro. Chissà se un giorno qualcuno avrà il coraggio e la bellezza di ammettere che tra persone discordanti ma intelligente sono cresciute le idee migliori di questo Paese.

Per questo credo, e lo credo forte, che il Family Day sia un momento di democrazia. Ostico, per me assolutamente difficile da abbracciare nei modi, nei temi e nelle modalità ma, sarò idealista o scemo, sogno un Paese che riesca a portare in piazza non solo tutte le leggi, aspiro ad un Paese che si riunisca e si scontri anche per gli emendamenti. Anelo ad un Paese intrinsecamente politico, con un Parlamento terminale nervoso di un pensiero collettivo. Sarò idealista. Già.

Credo anche nel diritto di essere conservatori. Come tutti ho attraversato nella vita periodi particolarmente impauriti in cui avrei voluto convincermi che il mantenimento dello status un fosse un diritto, miopemente convinto che il mio benessere fosse sostenuto dall'algebrico allineamento degli eventi e che solo un immobilismo perdurante mi avrebbe garantito una buona rendita di posizione.

Sinceramente credo che ci sia nel tradizionalismo dei miei genitori, dei miei nonni e comunque delle generazioni più datate, ci sia una poesia fatta di cura, un tentativo (per me sbagliato ma che rispetto) di preservare un mondo così com'è per garantirsi in cuor proprio che non sia troppo difficile per i propri figli. Insomma: io credo che ci sia molto "bene" nello spirito di molti dei partecipanti al family day. E lo scrivo anche se non è di moda, anche se la comprensione non è pop.

Allo stesso modo mi opporrò fino alla sfinimento contro gli oscurantisti per comodo, contro i politici omofobi per rendita e contro tutti coloro che oggi sono lì in piazza per affermare semplicemente una loro collocazione. Anzi, di più, continuerò a chiedere concorrere alla delegittimazione dei divorziati dentro un Casinò (Adinolfi), dei coniugi di frequentatori di prostitute minorenni (il caso del marito della Mussolini), contro fedigrafi cronici con la collana e il crocifisso sotto la camicia sudata sotto la camicia in motel, contro patetici clienti spaventati nelle notti della prostituzione romana o milanese, contro clericali viziosi, contro omosessuali passati come coinquilini, contro adulteri finanziati da denaro pubblico e tutti quelli che riescono a imbellettarsi per il collegamento video nonostante una notte passata nei gorghi.

Sono figlio di una madre snaturata. Dato in adozione. Padre di tre figli. Separato. E rivendico il diritto (e il dovere) di giudicare chi mi vorrebbe insegnare ad essere padre o ad essere figlio. E di oppormi, certo, con tutte le forze che ho contro i bavosi millantatori di regole naturali.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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