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Invalido a 15 anni per una malattia non diagnosticata da neonato: risarcimento da 3.8 milioni a Pisa

Il risarcimento del danno di 3,8 milioni di euro sarà pagato dall’Azienda ospedaliero universitaria Pisana (Aoup). Il piccolo era affetto da una rara patologia: la fenilchetonuria.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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Un errore medico che ha cambiato radicalmente il corso della sua vita. A seguito di una diagnosi sbagliata ricevuta da neonato nel 2009 per una rara patologia genetica metabolica, la fenilchetonuria, che ha provocato una grave invalidità, un ragazzo di 15 anni di Pisa e la sua famiglia hanno ottenuto un risarcimento di 3,8 milioni di euro. Come riportato da Il Tirreno, la somma sarà versata dall'Azienda ospedaliero-universitaria Pisana (Aoup).

Questo è il risultato di un lungo iter giudiziario terminato con la quantificazione del risarcimento economico, affidata a esperti dalla Corte d'Appello di Firenze in sede civile. Secondo la Corte, il test effettuato dall'Azienda ospedaliero-universitaria Pisana (Aou) non funzionò correttamente.

Nel 2023, la stessa Corte aveva stabilito che la responsabilità della diagnosi errata fosse attribuibile all'Aou di Pisa, che aveva prelevato il campione per l'esame di laboratorio alla nascita, mentre aveva escluso ogni responsabilità per l'Aou Meyer di Firenze, incaricata dell'analisi del campione.

La sentenza ha evidenziato criticità legate al cosiddetto "falso negativo", ovvero un risultato errato che indicava l'assenza della patologia. Secondo i giudici d'appello, "l'Aou pisana doveva somministrare un test in grado di rilevare la malattia genetica, non lo ha fatto e ciò ha impedito il corretto contegno alimentare".

La fenilchetonuria è una malattia che, se diagnosticata per tempo (cioè nei primi mesi di vita), può essere controllata tramite una dieta specifica. In caso contrario, può portare a gravi disabilità, inclusi deficit intellettivi. Nel caso oggetto di controversia, i sintomi si sono manifestati già nel primo anno di vita del bambino, con segni di difficoltà motoria e linguistica, come denunciato.

I magistrati hanno stabilito che il test sul bambino diede un "falso negativo" – dunque non funzionò e non raggiunse lo scopo diagnostico per cui era stato somministrato – e proprio tale difetto di funzionamento determinò il danno. L'Aou pediatrica Meyer di Firenze, invece, si era giustificata evidenziando che "eventuali anomalie si erano verificate nella fase preanalitica, di campionamento", fase che era di "pertinenza dell'Aou pisana".

In un primo momento, il tribunale di Pisa aveva respinto le richieste dei genitori, del fratello e di un nonno, scagionando sia l'Aou Pisana che l'Aou Meyer di Firenze. Tuttavia, nel 2023, la corte d'appello ha attribuito la responsabilità alla sola Aou di Pisa, escludendo quella del Meyer.

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