“Inutile e in ritardo di 3 anni”: la pista da bob di Cortina che nessuno vuole, tranne la politica

I lavori della pista da bob rischiano di non finire in tempo per la data dei collaudi: con le gare all’estero si sarebbero salvati i larici e i soldi pubblici.
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Era il 24 giugno 2019 quando il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) assegnava le Olimpiadi invernali del 2026 a Milano e Cortina. Nel capoluogo lombardo centinaia di persone festeggiavano in piazza Gae Aulenti. Il dossier di candidatura delle due città esaltava la sostenibilità dei giochi invernali del 2026: poche opere nuove e ristrutturazione degli altri impianti esistenti. Mai più cattedrali nel deserto e opere abbandonate era il ritornello memori di come era andata ai giochi di Torino, che ha lasciato un'eredità di infrastrutture chiuse e smantellate quando non direttamente depredate.

La pista di bob Eugenio Monti di Cortina

A pagina 10 del dossier di candidatura compare lo "Sliding center Eugenio Monti" di Cortina, sede delle gare di  bob, slittino e skeleton: un impianto glorioso ma chiuso nel 2010 per i suoi costi di gestione troppo alti. La pista fu chiusa nonostante i Mondiali di bob del 2011 fossero stati assegnati proprio a Cortina che dovette rinunciarvi. Una storia che a due anni dalle Olimpiadi riemerge con forza, perché nonostante l'inizio dei lavori di ristrutturazione della pista fossero previsti per il 2021 e la consegna nell'ottobre 2024, tre anni dopo l'unico intervento fatto è stato il taglio di 500 larici che ha scatenato le proteste di cittadini ampezzani e associazioni ambientaliste.

I costi della pista sono triplicati negli anni, fino allo stanziamento di 118 milioni di euro più iva messi sul piatto dal Governo Giorgia Meloni nell'autunno 2023, scendendo poi a circa 80 milioni con l'affidamento diretto all'Impresa Pizzarotti per un progetto più leggero ma che al momento non prevede l'impianto di illuminazione. Non proprio un dettaglio.

La curva della pista Eugenio Monti a Cortina
La curva della pista Eugenio Monti a Cortina

Alla fine, lo ha ammesso lo stesso presidente del veneto Luca Zaia, come riportano articoli di stampa di inizio febbraio 2024, i costi totali saranno comunque tra i 100 e 120 milioni di euro. Se non fosse che la pista va consegnata entro il marzo del 2025 per i test di collaudo: oltre quella deadline non si può andare. Come hanno ricordato i vertici del Cio nella conferenza stampa del 23 febbraio a Venezia, "non c'è un giorno da perdere, non mesi, ma giorni".

In alternativa c'è il piano B delle gare all'estero, nella vicina Innsbruck per esempio, come già ventilato negli scorsi mesi , scelta che poteva rivelarsi lungimirante ma che se presa oggi suonerebbe per l'Italia come una debacle. Ma perché si è deciso di procedere lo stesso?

Oltre ai 120 milioni di euro, rimane la possibilità che la pista non sia completata in tempo e anche nella migliore delle ipotesi ci sono i costi di gestione, 1 milione e 400 mila euro all'anno, a carico del comune di Cortina, una spesa insostenibile per le casse comunali.

"È il capriccio di Luca Zaia e Matteo Salvini"

"È il capriccio di Luca Zaia e Matteo Salvini", commenta Marina Menardi, del comitato civico Cortina, mentre si affaccia dal piazzale del Bob bar guardando a valle una parte del lariceto abbattuto per far spazio alla pista da bob.

Menardi, insieme ad altri cittadini della zona, ha partecipato a un sit-in di protesta nel giorno in cui doveva partire il taglio dei larici, un patrimonio naturalistico cancellato, "un lariceto secolare a bassa quota, una cosa unica in tutto l'arco alpino, è un delitto", commenta Luigi Casanova, voce storica dell'ambientalismo veneto ed ex presidente di Mountain Wilderness, onlus a difesa delle montagne.

Il disboscamento è iniziato il 21 febbraio 2024: mentre gli alberi cadevano, il violoncellista Mario Brunello ha suonato sul posto un requiem, un'immagine suggestiva che ha fatto il giro del mondo.

L'opposizione di cittadini e comitati riguarda alcuni punti precisi sostenuti nell'Agenda olimpica 2020, le linee guida dei nuovi eventi a cinque cerchi che si fondano sulla sostenibilità e la Legacy degli impianti. Quest'ultima prevede che ogni nuova struttura sportiva debba avere un piano dettagliato sul suo futuro utilizzo, per evitare che le opere siano abbandonate dopo la fine delle Olimpiadi, come la pista di Cesana costruita per i giochi di Torino 2006 e chiusa negli anni successivi.

Nel caso della pista da bob di Cortina questo piano non c'è ancora. Non ci sono, per esempio, accordi con le federazioni degli sport di scivolamento (bob, slittino e skeleton) degli altri Paesi alpini, come ricorda Casanova. Proprio nella conferenza stampa di Venezia l'amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina 2026, Andrea Varnier, ha detto che il piano di Legacy è in fase di aggiornamento.

Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, dopo la conferenza stampa del Cio, ha detto che la pista di Cortina ospiterà importanti manifestazioni, "penso alle Olimpiadi giovanili invernali del 2028, alle Coppe del mondo, è una pista che sarà oggetto di visita da parte di tutti gli atleti del mondo".

Peccato che, come ricorda Menardi, "il piano deve essere precedente all'inizio dei lavori". Anche perché i precedenti italiani, con le piste di Cervinia, Cesana e la stessa Cortina chiuse per mancato utilizzo e costi troppo alti, non fanno ben sperare.

Lo stesso Comitato Olimpico Internazionale si è sempre detto contro la realizzazione di nuovi impianti sportivi se non necessari, come emerge da lettere spedite dal 2020 a fine 2023 alla Regione Veneto e alle associazioni ambientaliste. Indicazioni rimaste però lettera morta: "Il Cio ha snaturato le sue prese di posizione, ha gettato nel bidone dei rifiuti l'Agenda 2020" sostiene Casanova. 

Adesso c'è solo un anno di tempo per costruire quello che andava fatto in tre anni. Impresa da record olimpico.

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