Insulto omofobo sul manifesto funebre, il marito: “Bruttissimo segnale, la società sta regredendo”
È indignato Corrado Brun e non potrebbe essere altrimenti dopo lo sfregio che ha subito. Il tiletto funebre affisso in una bacheca comunale di Pinerolo (provincia di Torino) che annunciava la morte di suo marito, Adriano Canese, è stato infatti imbrattato con un foglietto adesivo riportante un insulto omofobo rivolto alla coppia. Una sola parola: “Fr*ci!”.
Corrado Brun a Fanpage.it: "Un fatto di una gravità assoluta"
Un gesto deplorevole che Corrado Brun ha così commentato a Fanpage.it: “È un fatto di una gravità assoluta, sono molto indignato – ci racconta Brun –. Non si è rispettata neppure la morte di una persona. È un bruttissimo segnale di quanto la società stia regredendo, perché se qualcuno utilizza un manifesto funebre per veicolare un insulto, vuol dire che non c'è davvero più nessun rispetto. Già sarebbe inaccettabile una scritta del genere fatta con lo spray su un muro o su un manifesto pubblicitario, ma addirittura su un manifesto funebre: un foglio di carta su cui c'è scritto che una persona è deceduta, è mancata… Siamo oltre la morale, siamo oltre la civiltà, siamo all'abiezione pura”.
Il 59enne, residente a Torre Pellice, a pochi chilometri da Pinerolo, si dice amareggiato per quanto accaduto al manifesto funebre del marito, scomparso lo scorso 26 agosto all'età di 76 anni, 39 dei quali trascorsi insieme e culminati con l'unione civile celebrata nel dicembre 2016. “È stata la nostra fortuna – dice orgoglioso Brun –, ci ha cambiato la vita”.
"In 39 anni della nostra vita abbiamo subito molti attacchi"
Già negli anni '80 la coppia aveva subito numerosi attacchi: migliaia di lettere anonime, telefonate minatorie e addirittura un attentato a un ponte trasmettitore di una radio privata che gestivano insieme nel tentativo fisico, dice oggi Brun, “di zittirci”. “Cose di questo genere ovviamente pesano, soprattutto se sono reiterate nel tempo, quindi alla fine degli anni '80 trovammo il modo per andarcene in un posto dove a nessuno importava cosa facessimo dentro casa o nel nostro letto e ci era sembrato di rivivere. Era andata bene fino a pochi giorni fa, fino a quest'ultimo drammatico episodio: un rigurgito di ignoranza che addirittura trascende l'omofobia”.
“Chi arriva ad una abiezione del genere – conclude Brun – ha bisogno di tornare a scuola, partendo dalle elementari. Ritrovare in sé e con gli altri la capacità di relazionarsi con il prossimo. Non c'è niente da dire a una persona che utilizza un manifesto funebre per veicolare un insulto”.