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Inserimento asilo, genitori in rivolta: “Costretti a prendere ferie e permessi”

Ogni settembre, quando riaprono asili nidi e scuole materne, i genitori devono restare in classe almeno due ore al giorno per un paio di settimane per evitare traumi ai bambini. Ma mamme e papà protestano perché spesso costretti a diverse assenze sul lavoro.
A cura di S. P.
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Ogni anno, con la normale ripresa delle attività degli asili nidi e delle scuole materne, mamme e papà devono rimanere a scuola per almeno un paio di ore ogni giorno, e per almeno un paio di settimane, per evitare traumi ai propri bambini. Si tratta dell’inserimento, che recentemente ha anche cambiato nome in “ambientamento”. Ma questa permanenza dei genitori nelle aule scolastiche provoca delle difficoltà di carattere lavorativo, in quanto le mamme e i papà sono costretti a chiedere dei permessi ai proprio datori di lavoro per portare i figli all’asilo. Insomma, per molti genitori il mese di settembre è difficile proprio perché devono rispettare le “regole” degli asili e delle maestre. E per questo sono in tanti a lamentarsi. A scriverne oggi è il quotidiano Repubblica che riporta lo sfogo di diverse mamme che denunciano che così “si diventa ostaggio dei regolamenti delle singole città e spesso anche di quelli delle singole statali o paritarie”.

Mamme e papà contro asili nido e scuole materne – La pratica dell’inserimento può far perdere fino a un mese di asilo e il problema è che in pochi riescono a conciliare l’obbligo di portare i figli a scuola con gli orari di lavoro. E quindi tante mamme, per far fronte alle regole imposte dagli asili, sono costrette a chiedere continui permessi e ferie. Ci sono poi anche quelle mamme che non sembrano condividere la necessità dell’”ambientamento”. Ad esempio Stefania, che dice: “È così che li facciamo diventare dei bamboccioni. Mia figlia dopo due settimane si è convinta che andare all'asilo con la mamma fosse una scelta come un'altra, e ha continuato a chiedermelo tutto l'anno. Alla fine la cattiva ero io”. Tra l’altro pare che il fenomeno sia tutto italiano: “Negli Stati Uniti, lo si fa per qualche giorno, in altri paesi, come Gran Bretagna e Francia, si salta del tutto”, così al quotidiano Daniela Del Boca, docente di economia politica al Carlo Alberto di Torino.

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