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Infermiere avvelenato, traffico di farmaci e minacce tra colleghi: scandalo in ospedale a Bari

Un vero e proprio “clima intimidatorio” quello che si respirava nel reparto di Oncologia medica dell’istituto Giovanni Paolo II di Bari, secondo le indagini del pm Ignazio Abbadessa che ha portato a sei misure cautelari per un traffico di farmaci.
A cura di Antonio Palma
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Un infermiere avvelenato in circostanze mai chiarite mentre era al lavoro e apostrofato come “infame”, altri sanitari minacciati per aver rivelato un traffico di farmaci in reparto e furti ai danni dei pazienti. È l’assurdo clima che si respirava nel reparto di Oncologia medica dell’istituto Giovanni Paolo II di Bari, così come emerso da una indagine su un traffico di farmaci che nei giorni scorsi ha portato a sei misure cautelari nei confronti di sei sanitari della struttura.

Il “clima intimidatorio” come lo ha descritto il pm Ignazio Abbadessa, è emerso da una lunga indagine che era stata avviata per un piccolo episodio di furto risalente a due anni fa. Una operatrice era accusata di aver rubato dei soldi dal borsellino di una paziente ricoverata. Interrogata, aveva iniziato a raccontare strani movimenti che avvenivano nell’infermeria e nel deposito farmaci del reparto.

Le sue affermazioni avevano fatto partire i primi accertamenti ma anche le minacce di alcuni colleghi. “Hai rotto i c…. Sappiamo dove abiti, chi è la tua compagna e che sei un’infame come tua cognata, conosciamo tua madre e stai attenta a tua madre, che non ci vuole niente a farle del male” sarebbero le frasi rivolte alla donna che da tempo non lavora più nell’ospedale. Successivamente nella sua casetta delle lettere le sarebbero arrivate anche foto di lei e dei nipotini.

Dagli interrogatori e dalle indagini, condotte con la collaborazione della direzione generale dell’istituto, sarebbero emersi però anche altri racconti inquietanti. Uno in particolare risalente al 2019. Alcuni infermieri che parlavano di un ex capo sala, di cui tutti avevano perso i contatti, si chiedevano che fine avesse fatto e uno di lor avrebbe risposto: “La fine che fanno tutti gli infami”. Il fatto è che l’ex capo sala di cui si parlava era stato avvelenato in circostanze misteriose nel 2017, proprio in reparto.

L’uomo si sentì male dopo aver bevuto una tazza di tè. L’uomo aveva bevuto una  “bevanda calda preconfezionata in involucro monodose di plastica” scrive il giudice. Ricoverato al centro antiveleni, riportò danni gravissimi e una disabilità permanente che non gli ha più permesso di lavorare. Il suo caso non è mai stato chiarito.

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