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Incidente A4, funerali nello stadio di Riccione delle 7 vittime: “Siamo una piccola famiglia”

Celebrati a Riccione i funerali delle sette vittime dell’incidente in A4 del 7 ottobre. Presenti oltre cinquemila persone. “Hanno tracciato una strada importante, ora il cammino è solo all’inizio”
A cura di Beppe Facchini
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“Mi sembra più una festa che un funerale” dice Patrizia Rossi, moglie dell'ex sindaco di Riccione, Massimo Pironi, alla guida del pullmino della cooperativa Centro21 a bordo del quale viaggiavano le vittime dell'incidente in A4 di venerdì 7 ottobre, all'altezza del casello di San Donà di Piave. Sarà per i palloncini rossi lasciati volare in cielo a fine funzione o per la presenza di oltre cinquemila persone strette attorno ai familiari, ma forse non ha tutti i torti. I funerali tenuti a distanza di quasi una settimana dalla tragedia, allo stadio di Riccione, sono stati infatti non solo un momento caratterizzato da un dolore immenso per tutta la comunità, ma anche un modo per provare a ripartire. “Le tante persone che ci sono vicino ci aiutino – spiega prima della messa Cristina Codicè, presidente di Centro21 e mamma di una delle vittime, la 34enne Maria Aluigi. Perché sì, io ho perso mia figlia, ma anche una figlia adottiva e un grande amico, due pilastri della cooperativa, che andrà avanti più forte di prima, però realisticamente va tutta ristrutturata”.

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A perdere la vita nell'incidente sono stati, oltre alla figlia di Codicè e all'ex sindaco di Riccione che dal 2005 si era messo a disposizione di una delle più importanti realtà locali al fianco di persone con disabilità, anche Francesca Conti, 25 anni, Rossella De Luca, 37 anni, Valentina Ubaldi, 31 anni e Alfredo Barbieri, 52 anni, oltre a Romina Bannini, educatrice di 36 che viaggiava seduta sul sedile posteriore, trasportata all'ospedale di Treviso dopo l'impatto: ha cessato di vivere all'ospedale di Treviso due giorni dopo l'incidente, con i suoi organi che verranno donati. Il pulmino si stava dirigendo nel borgo di Lauco, in provincia di Udine, dove nella giornata di sabato la comitiva avrebbe dovuto prendere parte all’iniziativa "Ventuno cuori in osteria” organizzata nella frazione di Vinaio in collaborazione con il centro per l’educazione Zaffiria di Rimini. Alfredo e Rossella, inoltre, erano fidanzati e sui social lui, che era un grande tifoso del Modena Volley, le aveva appena dedicato parole d'amore. Maria era una pasticciera, Valentina una gelataia e Francesca una barista. Erano tutti molto conosciuti a Riccione.

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“Il giorno prima dell'incidente Pironi era venuto a portare un elenco di cose da fare per migliorare il centro -ricorda la sindaca di Riccione, Daniela Angelini. Allora diedi la mia disponibilità e quella disponibilità si è trasformata in un impegno mio personale, dell'amministrazione e di tutta la città che farò contribuire a questo progetto”. “È una responsabilità, perché loro il segno l'hanno tracciato” dice invece Codicè, parlando dell'eredità lasciata dalle sette vite spezzate nella strage in A4. “Non ci sono solo loro -continua- ma ci sono anche tutti gli altri ragazzi che continuano a tracciarlo e continuano a chiedere. Quindi il cammino è solo all'inizio”.

“Questa testimonianza mi fa capire ancora di più che la sua opera è stata recepita e lui è riuscito a far breccia nella vita di tante persone – riprende Patrizia Rossi, parlando del marito, dalla lunga carriera politica prima di dedicarsi, come già aveva fatto in passato, al volontariato. Spero che istituzioni e associazioni possano raccogliere il messaggio e dare una mano sempre a più persone”. Al termine della cerimonia, officiata dal vescovo di Rimini, Mons. Francesco Lambiasi, alcuni volontari ed educatori del centro hanno ricordato: “Siamo una piccola famiglia che fa grandi cose e ora abbiamo sette motivi in più per farle con ancora più forza”. “Il ricordo più nitido di mia figlia? Lei che balla -conclude invece Codicè. Era il suo modo di esprimersi ed era quello che gli veniva meglio”.

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