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Incidente del bus a Mestre

Incidente a Mestre, come stanno i feriti: “Dall’ora dell’apocalisse non ci siamo mai fermati”

Prosegue senza sosta il lavoro dei soccorritori e dei medici che da ore si stanno occupando delle persone coinvolte nel terribile incidente avvenuto a Mestre martedì 3 ottobre. Un autobus che trasportava turisti è precipitato da un cavalcavia. Le vittime sarebbero 21 mentre 15 persone sono rimaste ferite, 4 dei quali sono in gravi condizioni.
A cura di Eleonora Panseri
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"Da questa notte non ci siamo mai fermati e non lo faremo, anche se il bilancio ormai è consolidato". Prosegue senza sosta il lavoro dei soccorritori e dei medici che da ore si stanno occupando dei feriti del terribile incidente avvenuto a Mestre intorno alle 19.50 di ieri sera, martedì 3 ottobre. Un autobus che trasportava numerosi turisti è precipitato dal cavalcavia della bretella che porta verso Marghera.

Il bilancio definitivo dell'incidente è di 21 morti e 15 feriti, 4 dei quali sono in gravi condizioni. Tra le vittime ci sono anche due bambini – un neonato di pochi mesi e un 12enne – e una ragazzina minorenne. È stata aperta un'indagine per chiarire l'esatta dinamica dello schianto e le responsabilità della tragedia. Una prima ipotesi riguarda l'autista del pullman, Alberto Rizzotto 40 anni, morto nell'incidente. L'uomo, originario di Conegliano, in provincia di Treviso, e residente a Tezze di Vazzola, potrebbe aver avuto un malore o un colpo di sonno. Ma al momento non si esclude nessuna eventualità.

Il luogo dell'incidente
Il luogo dell'incidente

Come stanno i feriti dell'incidente a Mestre

“Dopo lo strazio dei soccorsi ora ci aspetta la parte più difficile: il ricongiungimento delle vittime con i familiari, quasi tutti stranieri. I feriti o non sono in condizioni di parlare oppure lo fanno a stento, per lo più in lingua ucraina. Per questo motivo abbiamo già attivato un servizio di interpreti ucraini e russi. C’è molto da fare per la gestione dei familiari, gravosa e penosa per il numero di morti e feriti, per le condizioni dei sopravvissuti e che per questo motivo richiede anche un supporto psicologico".

A riferire gli ultimi aggiornamenti sulle condizioni dei feriti e a parlare dei familiari delle vittime è il responsabile comunicazione dell’Ulss Serenissima di Venezia, Giulio Giuliani, che ha parlato con l'Adnkronos il giorno dopo la strage sul cavalcavia di Mestre. "All'ospedale dell'Angelo di Mestre ancora non si vede il via vai di familiari e amici ma solo perché le vittime si trovavano nelle nostre zone in vacanza. Dall'ora dell'apocalisse non ci siamo mai fermati e non lo faremo, c’è troppo lavoro da fare, sebbene il triste bilancio sia ormai consolidato”. ha aggiunto Giuliani.

Sarebbero 11 le persone identificate tra le 15 rimaste ferite, tutti stranieri: quattro ucraini, un tedesco, un croato, un francese, una coppia spagnola e due persone di origine austriaca. Molti di loro si trovano in rianimazione, in particolare due sono stati operati nella notte a Padova e sono ricoverati in terapia intensiva, riferisce ancora l'Adnkronos.

Continuano le ricerche per identificare tutti i morti

Per quanto riguarda le 21 vittime, solo sette di loro invece sono state identificate: si tratterebbe di 4-5 ucraini, un tedesco e, come già detto, l'autista del bus.

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“Come 118 stiamo cercando di recuperare tutte le informazioni per stabilire l’identità delle vittime. Ci sono ancora 14 morti e 4 feriti senza un nome. Un’attività marginale, certo, di supporto alle forze dell’ordine ma necessaria viste le condizioni – ha detto sempre all'Adnkronos Paolo Rosi, direttore del 118 Regione Veneto – Il magistrato questa mattina nominerà un perito incaricato di eseguire il riconoscimento, attraverso impronte dentali e digitali. Un lavoro fatto di concerto con la polizia scientifica”. Aggiunge Rosi: "Chi fa il mio mestiere di tragedie ne vede tante ma un episodio così straordinario con vittime ustionate, tra cui minori, è davvero straziante. Un bambino di appena 1 anno è morto, un’altra bambina di soli 4 anni è gravissima all’ospedale di Padova. Solo a Treviso una bambina non desta preoccupazioni, a parte qualche frattura. Ma qui è stata l’apocalisse”.

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