Dopo il secondo videomessaggio di Berlusconi sul caso Ruby, sembra ormai chiaro che, anche in questo caso, la linea scelta dei legali del Presidente del consiglio sarà quella dello "scontro frontale" con la Magistratura. Una impostazione che risponde molto probabilmente anche alla necessità di "compattare il fronte interno", con la tesi della persecuzione giudiziaria, condivisa da buona parte dell'elettorato tradizionale del Cavaliere e rilanciata dai media più vicini, come riportato da Rainews24:
Panorama ha fatto due conti e nelle fila del PdL i numeri hanno levato ogni dubbio, se c'era, sulla natura persecutoria del lavoro dei pm milanesi: dalle 389 pagine dell'invito a comparire a Berlusconi si evince che nell'inchiesta sono stati intercettati almeno centomila tra telefonate e sms in meno di 6 mesi, tra giugno e dicembre 2010, ovvero circa 600 intercettazioni al giorno di media.
Dunque, gli avvocati più vicini al Presidente del Consiglio, Piero Longo e Niccolò Ghedini, hanno nelle ultime ore preparato una memoria difensiva da indirizzare alla Procura di Milano in cui nella sostanza si ribadisce l'intenzione di Berlusconi di non presentarsi davanti ai magistrati, non rispondendo all'invito a comparire. I punti su cui si innestano le considerazioni di Ghedini e Longo, al di là dell'analisi politica, sono sostanzialmente due. In primo luogo viene contestata la competenza territoriale della Procura di Milano, in quanto si sostiene che, dal momento che la villa di Arcore si trova nel territorio di Monza, così come la residenza del capo di gabinetto del questore (che ha ricevuto la telefonata "incriminata"), la competenza spetti esclusivamente al Tribunale di Monza.
Più controverso è invece il discorso sulla competenza funzionale, con i legali del Presidente del Consiglio che sostengono che il caso sia di competenza del Tribunale dei Ministri. Secondo la linea difensiva, infatti, il reato di cui è accusato Berlusconi, la concussione per ottenere il rilascio di Ruby Rubacuori, sarebbe stato commesso "nell'esercizio delle funzioni di Presidente del Consiglio", quindi la competenza dovrebbe passare in modo esclusivo al Tribunale dei ministri. Più arduo invece applicare lo stesso teorema all'accusa di prostituzione minorile, reato che ovviamente non potrebbe rientrare nelle "funzioni" di un membro dell'Esecutivo (come fatto notare da autorevoli analisti).