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Incendi sui terreni confiscati di Pignataro

Antonio Amato, Presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati, denuncia la situazione, sottolineando la natura dolosa alla base delle fiamme che hanno avvolto le terre confiscate alle organizzazioni criminali.
A cura di Daniela Caruso
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A Pignataro sono stati incendiati 100 ettari di terreno, affidato alla cooperativa "Le Terre di Don Peppe Diana". Antonio Amato, Presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati, denuncia la situazione, affermando che in terra campana giunge "il fuoco doloso di chi vuole mettere in ginocchio le esperienze nate sui terreni confiscati: abbiamo appreso che nella notte sono stati incendiati i cento moggi di Pignataro affidati alla cooperativa Le Terre di Don Peppe Diana, è andato distrutto gran parte del raccolto di grano".

L'incendio sarebbe di natura dolosa: Amato, in tal senso, dichiara che le indagini che si sono effettuate "faranno luce sull'accaduto", ma che non ci sarebbero dubbi "sulla natura dolosa con un incendio appiccato in più punti". Il presidente definisce tale azione "un atto vigliacco" messo in atto da chi teme "il processo di cambiamento sui beni confiscati". Di fronte a questa situazione, Amato richiama l'attenzione delle istituzioni, affinché intervengano immediatamente, affinché vengano rivalutati i beni confiscati alle organizzazioni criminali. "Stamane – ha sottolineato Amato – abbiamo creato una forte sinergia tra Regione, Comune di Napoli, Prefettura e organi della magistratura per intraprendere un comune cammini per valorizzare i beni confiscati"

Affidare, gestire e valorizzare i beni confiscati: queste le tre azioni promosse dal presidente della Commissione Regionale dei Beni Confiscati, il quale ha dichiarato che intervenire su tali terre è un atto importante, poiché bisogna "essere presenti su questi patrimoni, salvaguardarli e difenderli, perché rappresentano un bene di tutti e il più importante strumento che abbiamo per combattere le Mafie" che, secondo Amato, attraverso questi atti che lui stesso definisce "vili", sono il segnale di una sorta di "riorganizzazione dei clan dopo i colpi inferti dalla magistratura e dalle forze dell'ordine".

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