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Incastrato in acqua in canoa, muore a 14 anni: a processo anche Ministero e vigili del fuoco

Sul banco degli imputati nel processo per la morte dello studente di 14 anni, rimasto incastrato con la sua canoa nel fiume Entella a Chiavari, il Ministero dell’Interno come responsabile civile oltre ai due istruttori e ai sei vigili del fuoco intervenuti sul posto per i soccorsi.
A cura di Antonio Palma
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Ci sarà anche il Ministero dell'Interno come responsabile civile sul banco degli imputati nel processo per la morte dello studente di 14 anni rimasto incastrato con la sua canoa nel fiume Entella a Chiavari (Genova) nel gennaio 2023 mentre si allenava. Il Ministero è stato chiamato in causa come responsabile civile per i presunti ritardi nei soccorsi al giovane, rimasto in acqua per oltre un'ora prima di essere liberato e trasportato in ipotermia in ospedale dove poi è morto poche ore dopo.

La decisione è arrivata durante l'udienza preliminare al Tribunale di Genova nell'ambito del procedimento giudiziario che vede imputati due istruttori del gruppo sportivo del minore e sei vigili del fuoco intervenuti sul posto per i soccorsi. Dopo la decisione, il giudice ha rinviato l'udienza al prossimo 19 dicembre.

"È stata autorizzata la chiamata del ministero dell'Interno quale responsabile civile, questo è un ottimo risultato. In questo tipo di processi il Ministero è sempre il grande assente. Se verrà accertata, come auspico, la responsabilità dei vigili del fuoco è giusto che il ministero, che poi è il datore di lavoro, si assuma le sue responsabilità" ha dichiarato l'avvocato della famiglia

La tragedia risale al 12 gennaio dello scorso anno quando il ragazzino di Sestri Levante stava facendo allenamento con altri giovani nel fiume Entella. Secondo quanto accertato finora, il ragazzo era con quattro compagni e l'istruttore per una sessione di allenamento nel pomeriggio quando la sua canoa ha sbattuto contro un tronco portato dalla corrente e si è ribaltata.

Il 14enne è rimasto incastro nella canoa tra i rami e un pilone del ponte senza possibilità di uscire. L'istruttore si è lanciato in suo soccorso, lo ha tenuto con la testa fuori dall'acqua per non farlo annegare ma in quella posizione il minore è rimasto per oltre un'ora fino a quando è stato liberato dai vigili del fuoco con i sommozzatori. Secondo l'accusa, quel giorno ci sarebbe stata una catena di errori: dal numero insufficiente di istruttori sul posto e l'abbigliamento non adatto, fino a un intervento in ritardo e manovre di salvataggio scorrette.

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