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In Val d’Aosta si rifiuta il posto fisso

Un impiego statale non si accetta solamente perché c’è disoccupazione e crisi: il posto di lavoro, infatti, deve essere facilmente raggiungibile e offrire diverse comodità.
A cura di Daniela Caruso
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Valle d'Aosta

In tempi di crisi, ogni occupazione può essere utile per far quadrare il bilancio familiare e cercare di ‘sopravvivere' tra bollette, rata del mutuo e il mantenimento dei figli. Questo discorso che per milioni di italiani sicuramente non fa una piena, in Val d'Aosta non ha lo stesso significato. I sindaci dei paesi di montagna, infatti, stentano a trovare personale: la Valle d'Aosta, come saprete, è una delle regioni più piccole dello Stivale, ma anche la più ricca e sembra che proprio fra i paesaggi innevati e le mete turistiche da sogno, la disoccupazione e la crisi economica non incidano sulla scelta del posto fisso, spesso rifiutato per difficoltà logistiche o di comodità.

Contratto a tempo indeterminato, impiego pubblico, 1.500 euro netti di stipendio al mese e tredicesima: quali migliori condizioni potrebbero esserci per iniziare finalmente a lavorare alle dipendenze dello Stato: invece, i posti in municipio restano vuoti e i primi cittadini delle diverse località montane non riescono ad affibbiare i diversi compiti di gestione. Il problema è uno solo: la difficoltà di reperire soggetti che andranno a formare lo staff di lavoro. Nella località sciistica di Champorcher, ad esempio, il bando per vigile urbano non ha avuto esito positivo per ben due volte, mentre al terzo tentativo è stato un 50enne piemontese ad accaparrarsi il posto di vigile urbano nel delizioso paesino montanaro.

Un posto di lavoro comodo e facilmente raggiungibile: come racconta il sindaco Mauro Gontier, gestire il lavoro in Comune non è semplice, in quanto "per quanto riguarda l'ufficio tecnico, andiamo avanti con due incarichi provvisori, uno a progetto e uno Co.co.co. Avevamo due dipendenti – continua il primo cittadino – uno a tempo pieno e uno parziale, se ne sono andati. Prima o poi dovremo fare un concorso, ma non so come andrà a finire. In passato c’erano anche ragazzi del posto che avevano studiato e che puntavano a essere assunti, ma purtroppo non hanno passato il test". Rhêmes-Notre-Dame, un piccolo paese di 116 abitanti, ad esempio, ha cercato di fronteggiare la situazione, assumendo un geometra al quale metterà a disposizione computer e scrivania a 15 chilometri a valle, nella speranza che qualche ‘anima pia' possa accettare a braccia aperte l'incarico.

Vivere a Rhêmes tra natura e paesaggi incontaminati: i residenti godono di un panorama mozzafiato, di paesaggi da cartolina, rinunciando alle comodità che una metropoli può offrire. Curve e discese ripide sono i percorsi quotidiani da fare per poter raggiungere il proprio ufficio: il sindaco Fulvio Centoz spiega che bisogna essere veri e propri amanti della natura e "rinunciare a una serie di cose che ti può offrire una cittadina perché una semplice serata al cinema significa percorrere 50 chilometri di curve". Come potrete ben immaginare, soprattutto i giovani non sono disposti a fare una vita da pendolari. Il primo cittadino, poi, aggiunge che i valdostani abituati ad avere il proprio lavoro sotto casa o quantomeno nelle vicinanze. "L'addio ai buoni benzina ha fatto il resto – spiega Centoz –  perché se oggi un nostro dipendente deve andare avanti e indietro da Aosta si mangia mezzo stipendio in carburante. 

La ‘gestione associata', una possibile soluzione: a parlarne Elso Gerandin, ex sindaco di Brusson, il quale mette in luce le difficoltà alle quali sono soggetti diversi paesini valdostani. Per l'ex primo cittadino la gestione associata sarebbe un'ottima soluzione per fronteggiare la situazione e "offrire ai cittadini tutti i servizi necessari. sempre per via informatica, suddividendo i costi tra i paesi". 

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