In Sardegna nessuno vuole fare il pastore, per salvare le aziende ne arriveranno cento dal Kirghizistan
In Sardegna, per salvare le sorti delle aziende di allevamento e per ripopolare città e campagne a rischio desertificazione, sono stati chiamati circa cento giovani pastori provenienti dal Kirghizistan.
L'accordo in via definitiva tra la Coldiretti regionale e l'ambasciata dell'ex repubblica sovietica prevede due principali obiettivi: sostenere e promuovere il settore economico dell'isola e combattere lo spopolamento nelle zone di campagna, cuore pulsante dell'allevamento sardo.
L'idea del progetto è quella di ospitare sull'isola, inizialmente, un gruppo di sessanta pastori insieme con le proprie famiglie. Una volta arrivati, questi ultimi verranno assunti nelle diverse aziende di allevamento presenti sul territorio.
Come chiarito dalla Coldiretti, "il percorso è stato lanciato nelle scorse settimane ed è ancora in fase di definizione". Un primo incontro è già avvenuto tra i vertici dell'associazione dell'agricoltura italiana sarda e Taalay Barzabeev, l'ambasciatore del Kirghizistan in Italia.
"Non troviamo più persone disposte a dedicarsi alla pastorizia – ha spiegato il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba – così come nell'intero settore agricolo. Un tempo i lavoratori venivano assunti dall'Albania e dalla Romania, ma la loro situazione di instabilità economica non può garantire più il flusso sicuro di manodopera. Gli allevatori sardi devono poter contare su lavoratori formati e che siano presenti sul territorio per almeno dieci anni".
Da qui quindi, prende vita il progetto di reclutamento di pastori stranieri attraverso un percorso di formazione e inserimento nel mondo del lavoro italiano.
Infine, sempre il direttore Luca Saba ha raccontato che nella città di Cagliari sono arrivati già 2mila cittadini kirghizi, tra i quali molte sono donne che si dedicano al lavoro di badante. In un mondo così globalizzato è dunque importante stabilire rapporti e legami tra luoghi lontanissimi: lo stipendio medio per un lavoratore in Kirghizistan non supera i 150 dollari al mese, mentre in Italia un regolare contratto di partenza per un pastore si aggira tra i 1.000 e i 1.400 euro netti.