In quale carcere andrà Chico Forti dopo il rientro in Italia e quando potrà uscire per vedere la madre
Chico Forti è stato trasferito nel carcere di Verona dove continuerà a scontare l'ergastolo per omicidio a cui è stato condannato negli Stati Uniti. L'imprenditore triestino è rientrato sabato 18 maggio in Italia dopo 24 anni, accolto dalla premier Giorgia Meloni. Dopo essere atterrato da Miami all'aeroporto di Pratica di Mare, era stato trasferito momentaneamente nel carcere di Rebibbia a Roma, in una cella singola, essendo un detenuto di transito.
Forti è poi partito domenica 19 maggio verso il penitenziario veneto, dove è arrivato nel primo pomeriggio, a bordo di un mezzo della polizia penitenziaria. Inizialmente era circolata la notizia che domani, lunedì 20 maggio, avrebbe potuto esserci il trasferimento nel carcere di Verona. Secondo quanto riferiscono alcune fonti, Forti si è mostrato molto cordiale con gli agenti della polizia penitenziaria che lo hanno portato nella cella singola nella quale è rimasto per una notte nella Capitale.
Il legale dell'uomo, Carlo Della Vedova, ha anche fatto sapere che "faremo un'istanza per avere il permesso per il detenuto di visitare la madre che ha 96 anni e non si può muovere. La madre, Loner Forti, si trova a Trento e credo non veda il figlio da circa dieci anni". Anche l'aspetto umanitario, ha puntualizzato l'avvocato, ha "accelerato la procedura ed è anche stata considerata dalla Corte di Appello di Trento quando è stata recepita la sentenza americana".
Ed in effetti, appena arrivato al carcere di Verona, Chico Forti ha subito inoltrato agli uffici competenti la richiesta per avere un permesso urgente per raggiungere Trento e vedere la madre. Il permesso, di poche ore, deve essere vagliato e accordato dal Tribunale di Sorveglianza. Una delle ipotesi è che il trasferimento a Verona avvenuto stamane, e in un primo tempo preventivato per lunedì, sia legato proprio alla possibilità imminente dell'incontro tra Forti e la madre.
Forti, intervistato dal Tg1, ha spiegato, poco dopo l'arrivo in Italia, che "se mi sono mantenuto così è per mia mamma, che ha 96 anni e che spero di incontrare prima possibile. E poi, ringrazio tanti. Mio zio che è stato il mio cuor di leone, Giorgia Meloni, che è stata fantastica, ma è tutto il governo, a prescindere dall’ideologia, che mi ha aiutato. E poi Andrea, Veronica e Virginia Bocelli perché… sono stati incredibili". Il 65enne ha anche aggiunto che "la ragione per la quale sono riuscito a tenere duro è questa: la speranza di riuscire a tornare in Italia. Passare da un carcere americano ad uno italiano cambia tutto, giorno e notte. La direttrice, le guardie che mi hanno accolto. Per la prima volta dopo 24 anni non ho un numero di matricola addosso e non ho le manette quando incontro qualcuno. L’unico motivo per cui ho accettato ora l’estradizione è perché agli inizi per averla dovevo dichiararmi colpevole, e non l’avrei mai fatto. È contro il mio principio. Io mi dichiaro innocente. Starò in carcere, so che è un passo obbligatorio, ma sono convinto che il futuro sia come lo auspico".
Nel carcere di Verona si trovano al momento circa 600 detenuti, tra cui, tra gli altri, Filippo Turetta, accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin.