In Piemonte vendemmia in anticipo di un mese per caldo e siccità: “Poca quantità, ma alta qualità”
Verduno ha 538 abitanti e potrebbe essere uno di quei paesini sconosciuti della provincia italiana se non fosse che è uno degli 11 comuni nel mondo in cui si produce il Barolo, vino di struttura ottenuto da uve Nebbiolo in purezza; il nome del comune deriva dal celtico ‘collina fiorita', ma il terreno delle ricche colline sabbiose ricoperte di vigneti è secco e giallastro: non piove da mesi.
È stato il mix di siccità e gran caldo di questa estate a costringere le aziende agricole della zona ad anticipare la vendemmia, che per le uve dei vini bianchi è cominciata a fine agosto e invece per il Nebbiolo i primi di ottobre, un mese in anticipo rispetto alla tradizione. Il nome del vitigno Nebbiolo deriva dalla parola nebbia, la stessa che invadeva i vigneti durante il periodo di raccolta di quest'uva, l'ultima a essere vendemmiata: soltanto vent'anni fa niente si muoveva fino a dopo i santi, il 5 o il 6 di novembre, quando cominciava a scendere la prima neve.
Adesso è tutto diverso. "È dal 2002 che sono nell'azienda di famiglia – racconta Gianluca Burlotto, uno dei gestori dell'azienda familiare che produce intorno alle 75mila bottiglie l'anno di Barolo, Nebbiolo, Barbera e Pelaverga – e ogni anno anticipiamo sempre di più. Quest'anno la responsabilità va sì al gran caldo, ma di più alla siccità che ha mandato in sofferenza le piante e ha accelerato la maturazione".
"Per fortuna a noi è andata bene – racconta Andrea Burlotto, cugino di Gianluca e anche lui nell'azienda di famiglia – ma ci sono vitigni in zone più esposte e con una terra leggermente diversa che hanno subito una pesante diminuzione di quantità di uva prodotta. Il nostro è un terreno che trattiene l'acqua, ma comunque non piove da mesi; speriamo che sia solo un caso di un anno, ma anche io mi ricordo che vent'anni fa vendemmiavamo a novembre".
La vendemmia è rapida e silenziosa, ci sono i vendemmiatori e dei piccoli trattori che trainano uno speciale rimorchio che viene riempito di grappoli viola e trasportato su, nel centro di Verduno, dove un macchinario per la pigiatura provvede a schiacciare le uve, estrarre e separare i raspi e poi a portare tutto dentro enormi contenitori di metallo per la fermentazione, che controllano la temperatura e rigirano il mosto; poi il vino verrà stoccato in botti di legno da 5mila e 10mila litri per l'affinamento che per i vini Barolo dura minimo 3 anni.
"Nonostante la vendemmia in anticipo – spiega Gianluca Burlotto – la qualità quest'anno è decisamente buona; il caldo e la siccità, pur creando un sacco di problemi, hanno spinto la concentrazione di zuccheri nell'acino e questo ha comportato un tasso alcolico più alto, anche di 14 gradi nei bianchi; il profumo e questo dato ci dicono che questa è una grande annata".