In Italia uno studente su due esce da scuola senza competenze di base: i risultati del test Invalsi
Nonostante alcuni miglioramenti rispetto allo scorso anno, quando la dad e le quarantene per Covid avevano provocato un vero e proprio crollo negli apprendimenti degli studenti italiani, anche nel 2022 non sono mancate le difficoltà a scuola.
Oggi quasi uno studente su due si diploma senza aver raggiunto le competenze di base, soprattutto se vive nelle regioni del Sud e proviene da territori svantaggiati. È questa la fotografia scattata dai risultati delle prove Invalsi 2022 in italiano, matematica, inglese, illustrata dal presidente dell’Istituto di valutazione Roberto Ricci.
Cosa è emerso dal test Invalsi
Il test ha coinvolto oltre 920mila allievi della primaria (classe seconda e quinta), circa 545mila di terza media e poco più di 953mila delle superiori (quest'anno si sono tornate a svolgersi anche in seconda superiore – e poi in quinta). La partecipazione è stata quasi totale.
Qualche numero? In quinta superiore il 52% degli studenti ha raggiunto almeno il livello adeguato in italiano. Questo significa che il restante 48% dei ragazzi non l'ha raggiunto, quando nel 2019, prima della pandemia eravamo al 64 per cento.
In matematica il 50% degli studenti ha raggiunto risultati base. Anche qui lo stesso valore del 2021. Nel 2019 si era al 61%, con un calo quindi, rispetto al periodo pre pandemico, di 11 punti. Ancora, il livello B2 in inglese (reading) è raggiunto dal 52% dei ragazzi. Ciò significa che va un po' meglio rispetto al 2021 (50%), ma sempre sotto rispetto al 2019 (55%).
Si allargano anche i divari territoriali osservati al termine del secondo ciclo d'istruzione. Gli allievi che non raggiungono il livello base in italiano superano la soglia del 60% in Campania, Calabria e Sicilia. In matematica gli studenti sotto il livello adeguato arrivano al 70% in quattro regioni (Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna). Sempre nelle stesse regioni non raggiungono il B2 il 60% dei ragazzi nella prova di reading e l'80% in quella di listening.
Cosa succede nella scuola primaria
Tra le note positive del rapporto, c'è la scuola primaria, dove il confronto tra il 2022 e il 2019 registra un quadro sostanzialmente stabile (le elementari hanno quindi retto alla pandemia).
In seconda primaria, tre allievi su quattro hanno raggiunto il livello base sia italiano sia in matematica. Rispetto al 2019 in italiano cala di 5 punti la quota di allievi fragili, mentre sale di 6 punti in matematica.
Migliora, dice Invalsi, anche la "dispersione implicita" e cioè quei ragazzi che arrivano al diploma senza però avere le competenze attese dopo 13 anni di scuola.
Il dato diminuisce, anche se di poco, in tutte le regioni dal 9,8% nel 2021 al 9,7% del 2022.
I presidi: "Riformare la scuola"
Per Antonello Giannelli, presidente dell'Anp, i risultati Invalsi "impongono una riflessione molto seria sulla necessità di riformare la scuola. Se da una parte alcuni dati ci lasciano qualche margine di positività è pur vero che ci sono tanti, troppi segnali rivelatori di un malessere che non può lasciare indifferente il Paese".
Il presidente dell'associazione presidi osserva che "esplodono in tutta la loro virulenza i mali noti della scuola. Divari territoriali che stanno diventando insostenibili, una dispersione scolastica sempre meno arginata, alunni provenienti da contesti socio-economici svantaggiati che rivelano maggiori fragilità, sempre più difficoltà al Meridione nel garantire condizioni di equità".
Per questo, fa un appello a "puntare su una scuola che riveda profondamente i suoi paradigmi metodologici e valutativi. Gli alunni vanno accompagnati, motivati e supportati con strumenti innovativi e rispondenti alle esigenze di un Paese che cambia".
I sindacati: "Basta ipocrisia, la scuola ha bisogno di investimenti"
"Il Rapporto sugli esiti delle prove Invalsi del 2022, pur con tutti i limiti di questo sistema di rilevamento, da noi sempre denunciati, fornisce l’ennesima fotografia avvilente della scuola italiana: il dato è preoccupante è che aumentano sensibilmente i divari territoriali, proprio mentre si torna assurdamente a discutere di autonomia differenziata", è stato il commento del sindacato FLC CGIL in una nota.
"Siamo di fronte ad una mancanza della politica, troppo impegnata ad evitare un vero investimento di risorse nella scuola – si legge ancora -. È invece da ascrivere unicamente alla professionalità dei docenti e del personale scolastico il fatto che, nonostante i due anni di pandemia, i risultati non abbiano segnato globalmente un calo generale degli apprendimenti. Emerge una qualità media elevata del sistema scolastico, che ha fatto fronte a due anni di disagi solo grazie alla professionalità e alla generosità del personale scolastico tutto".