In Italia 1 femminicidio su 7 è commesso con armi detenute legalmente
In Italia un femminicidio su 7 è commesso con armi da fuoco legalmente detenute dall'omicida. Queste sono il secondo strumento più utilizzato per commettere questo tipo di omicidio, dopo le armi da taglio. A livello numerico, si tratta di 31 femminicidi su 192 commessi nel biennio 2017-2018, analizzati nel Rapporto del Senato dedicato a questo tema.
In termini percentuali, il 16,1% degli autori dei femminicidi aveva un regolare porto d'armi, cifre significative sulle quali Fanpage.it ha chiesto una riflessione a Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (OPAL) di Brescia.
Dott. Beretta, cosa emerge da questo rapporto del Senato sui femminicidi?
"Si tratta della prima analisi ampia e approfondita basata su un elemento molto rilevante e consolidato: le indagini e le sentenze sui femminicidi. Anche se campione di analisi è limitato a due anni, dal 2017 al 2018, è però già significativo. Tra le numerose cose, quello che emerge con evidenza da queste 92 pagine è che le armi da fuoco, legalmente e illegalmente detenute, sono di fatto il secondo strumento più utilizzato per commettere femminicidi, dopo le armi da taglio: ammontano infatti al 25% i femminicidi con armi da fuoco. Non solo: rispetto al totale, si riscontra che il 16,1% dei femminicidi sono commessi da persone in possesso di regolare licenza per armi: si tratta di 31 femminicidi su 192, quindi 1 femminicidio su 7".
Una percentuale alta….
"Sì, e lo è in relazione al numero di legali detentori di armi in Italia. Se, infatti, consideriamo che secondo i dati ufficiali resi noti dalla Polizia amministrativa le persone che detengono una licenza per armi sarebbero circa un milione e 500mila, comprese le guardie giurate, ne deriva che solo il 2,5% della popolazione italiana ha una licenza per armi. Ma questa piccola percentuale di popolazione è di fatto il bacino del 16,1% dei femminicidi, una percentuale impressionante e che non può essere sottovalutata. I dati della Polizia, però, non riportano il numero di permesso di detenzione per armi in base al nulla osta".
Di cosa si tratta?
"Oltre alla licenza per guardie giurate, ci sono altri tre tipi di licenze di "porto d'arma". Il porto d'armi da difesa personale, che viene rilasciato solo a persone la cui incolumità fisica, per professione (gioiellieri, avvocati penalisti, portavalori ecc.) o minacce ricevute, è a rischio e a fronte di motivata ragione riconosciuta dal prefetto: è l'unica licenza che permette di portare le armi con sé, è regolata con rigore e solo 12-15 mila persone ne sono in possesso. Vi è poi il porto d'armi per uso caccia di cui sono in possesso circa 700mila persone ed infine la licenza "per tiro al volo" comunemente nota come licenza "per uso sportivo", che però viene rilasciata anche a chi di fatto non pratica alcuna disciplina sportiva: oggi la detengono circa 600mila persone. Ma poi c'è, per l'appunto, la licenza di nulla osta, che è un permesso rilasciato dal questore a chi ne faccia richiesta ed abbia i requisiti e permette di acquistare un'arma: questa licenza permette solo di detenere l'arma in casa o nell'esercizio commerciale. Il numero di questi nulla osta, trattandosi di una licenza che esiste praticamente dal secondo dopoguerra, non è mai stato reso noto anche perché molte di queste licenze sono tuttora riportate solo su registri cartacei".
È facile ottenere questo tipo di licenza?
"Fino a qualche anno fa era molto facile ed una volta ottenuta questa licenza non era richiesto alcun controllo medico e non era necessario rinnovarla. Da alcuni anni è invece richiesto per tutte le licenze il certificato anamnestico rilasciato dal medico curante: di fatto, però, tutto si basa su una autocertificazione controfirmata dal medico curante in cui si attesta che la persona non soffre di turbe psichiche, non fa uso di sostanze psicotrope e stupefacenti e non fa abuso di alcol. E' poi necessaria una visita presso il medico legale all'Asl o dal medico militare che è di solito molto simile a quella per ottenere e rinnovare la patente di guida”. Come dicevo, non ci sono dati ufficiali e pubblici su quanti siano in Italia i nulla osta, si stima che siano circa 2 milioni. Ma, anche se li sommiamo al milione e 500mila licenze di cui sappiamo, arriviamo a circa 3,5 milioni di italiani che detengono legalmente le armi, cioè circa il 7% della popolazione adulta italiana. Anche considerando questo dato ampio, si evince che i legali detentori di armi, che rappresentano solo il 7% della popolazione adulta, sono l'ambito in cui si sviluppa il 16% dei femminicidi. Detto semplicemente, il ristretto settore della detenzione legale di armi è all'origine di una percentuale di femminicidi doppia rispetto alla popolazione italiana in generale che non detiene armi. Questo è il dato impressionante su cui, purtroppo, la relazione della Commissione non svolge riflessioni e non presenta rimedi che potrebbero essere introdotti per cercare di prevenire almeno i femmincidi con armi legalmente detenute".
Se dovesse fare un identikit di chi commette questo genere di reato, cosa potrebbe dirci?
"Nella maggior parte dei casi gli autori sono persone anziane, sopra i 65 anni d'età e soprattutto pensionati e sono padri delle vittime. Tutti questi dati dovrebbero indicarci l'urgenza di rivedere le norme sul rilascio delle licenze per armi rendendole più restrittive ma rendono necessari anche di controlli più rigorosi e frequenti sui legali detentori di armi e in particolare sugli anziani. Questo perché i controlli medici che oggi sono richiesti ogni 5 anni non prevedono una visita specialistica per rilevare problemi psicologici come la tendenza alla violenza, depressione, instabilità, ecc. Va inoltre evidenziato che l’arma del delitto, soprattutto nel caso degli omicidi familiari, non rappresenta solo uno strumento per eseguire un assassinio, ma costituisce un fattore psicologico di particolare pregnanza nell’ideazione e nell'esecuzione dell’azione delittuosa. Avere un’arma in casa – riporta una ricerca del Censis – costituisce una formidabile tentazione di usarla e molti assassini sono in possesso di regolare licenza".
Perché secondo lei la politica non è ancora intervenuta per limitare questo problema?
"C'è una colpevole disattenzione e troppa accondiscendenza da parte delle rappresentanze politiche verso il problema della detenzione legale di armi in relazione alla piaga dei femminicidi. Una parte dei politici tende a credere che le norme sulla detenzione di armi siano restrittive e i controlli sui legali detentori siano frequenti e rigorosi: non lo sono perché l'Italia è uno dei paesi dell'Unione europea in cui è più facile ottenere una licenza per armi, soprattutto la licenza per tiro sportivo (tiro al volo) che, come dicevo, viene concessa anche a chi non pratica nessuna disciplina sportiva tanto che oggi più della metà di coloro che hanno questa licenza (circa 600mila persone) non pratica alcuna disciplina sportiva. la richiede solo perché è facile da ottenere e permette di possedere armi e munizioni in gran numero. Ma un'altra parte delle rappresentanze politiche, anche nel centro-sinistra, sembra più interessata a non suscitare malumori da parte delle associazioni venatorie e di gruppi di cosiddetti appassionati di armi rispetto al problema della sicurezza pubblica. In tutto questo si distingue, in modo preoccupante, la Lega: non a caso qualche anno fa Salvini firmò alla fiera delle armi di Vicenza, Hit Show, un "Patto d'onore" con alcune associazioni, direttamente sostenute dai produttori e rivenditori di armi, allo scopo di difendere gli interessi e i "diritti" dei legali detentori di armi con la promessa di ricevere in cambio sostegno politico ed elettorale, cosa che è poi puntualmente avvenuta".