In Emilia-Romagna si torna in discoteca (ma con la mascherina): “Non è il massimo”
Come si balla con la mascherina? “Malissimo”. “Però dobbiamo riprendere a vivere, quindi va bene anche così. Piano piano ritorneremo alla nostra vita normale”. San Lazzaro di Savena, pochi chilometri da Bologna. È da poco passata la mezzanotte quando due delle clienti del Ca' De Mandorli, storico locale da ballo nel piccolo comune emiliano, commentano con queste parole la ripresa ufficiale delle danze in questa estate 2020 sicuramente diversa da come tutti se la immaginavano qualche mese fa. In Emilia-Romagna, da venerdì 19 giugno, discoteche e sale da ballo possono finalmente riaprire, anticipando di alcune settimane le altre attività dello stesso settore sparse in altre zone d'Italia. La Regione guidata da Stefano Bonaccini, infatti, è una delle prime ad aver dato il via libera per far tornare in pista gli amanti della musica, con regole ben precise e talvolta apparentemente eccessive, che quasi costringono i titolari di tali locali a diventare quasi dei cani da guardia per evitare che si stia troppo vicini. La distanza che bisogna garantire mentre si balla è di due metri e se qualcuno la infrange “mi tocca andare lì e dirgli che non possono stare vicini” spiega Antonio Miglio, amministratore del Ca' De Mandorli, fra le primissime disco della regione ad aver riaperto già dal primo giorno disponibile e dove le telecamere di Fanpage.it sono potute entrare per raccontare la ripresa delle danze dopo tre mesi di lockdown. “Purtroppo devo farlo -continua-. Il ballo è struscio, quindi questa è una cosa che va proprio contro quel tipo di attività, ma purtroppo adesso chi ama ballare deve farlo a queste condizioni”.
Le regole per rispettare le normative anticontagio in discoteca riguardano innanzitutto l'accesso dei clienti e gli spazi, visto che la condizioni principale è che si può ballare solo all'aperto, mentre al chiuso è soltanto consentito ascoltare musica e consumare bevande, ma soltanto al tavolo. Inoltre si entra solo su prenotazione, con un numero di persone ammesse ben diverso, se non dimezzato, rispetto a quanto ne possono ospitare i locali. Basti pensare che proprio al Ca' De Mandorli, su una capienza di 1.500 persone, non ne possono accedere oltre la metà. Poi bisogna necessariamente avere un tavolo per partecipare agli eventi, con sedute ben distanziate, e mantenere la mascherina mentre si balla. Per bere, invece, niente file al bar: si ordina ai camerieri (con un menù per ogni cliente) e si consuma il cocktail soltanto al proprio posto. Non si può ballare in coppia, a meno che non si tratti di congiunti (scongiurata quindi in Emilia-Romagna, diversamente da quanto prospettato fino a qualche giorno fa, il divieto di liscio proprio nella patria delle balere) e si può sempre utilizzare uno dei numerosi dispenser con igienizzante per mani sparsi in sala.
Un componente per ogni tavolo, inoltre, deve fornire un contatto telefonico che il locale conserverà per almeno 14 giorni, in modo da poter rintracciare i suoi clienti nel caso venisse confermato qualche caso di contagio fra i partecipanti alla serata, mentre per accomodarsi al proprio posto, dopo aver rispetto la fila all'ingresso, c'è da seguire una delle cameriere incaricate a tale mansione. “Bisogna sanificare tutte le superfici prima di ogni riutilizzo -continua Antonio Miglio- e non c'è misurazione della temperatura all'entrata”. Almeno nel caso della disco storica di San Lazzaro. Nel protocollo della Regione, infatti, non si parla di alcun obbligo in tal senso, ma sicuramente c'è chi ha invece provveduto a dotarsi anche di termoscanner, ad esempio in Riviera Romagnola. Da quelle parti, però, per il momento sono pochi ad aver riaperto. La ripresa, insomma, è ancora a macchia di leopardo, anche all'interno della stessa regione.
“Essere qui oggi è importante per la gente e per chi lavora con noi: la nostra è una scommessa -prosegue Miglio poco prima che la serata abbia inizio- e spero che il sacrificio che stiamo facendo oggi ne valga la pena. E spero anche che tutti capiscano che il nostro è un esperimento” aggiunge il giovane amministratore del locale bolognese, alle prese anche lui con una prima volta non di certo semplicissima. Tenere a bada i propri clienti e impedirgli di divertirsi come non vedevano l'ora di fare da mesi, fra l'altro con rischio concreto di rimetterci economicamente, vista la rimodulazione del lavoro, appare forse parecchio complicato per gli esercenti del settore, che devono fare i conti con delle restrizioni particolarmente difficili da controllare in ambienti come discoteche e sale da ballo. Per il momento, però, si può ricominciare soltanto in questo modo. Ed è comunque meglio di niente: lo pensano un po' tutti, clienti e gestori. “Forse un mese fa non immaginavamo neanche di poter riaprire, quindi poter avere di nuovo la speranza di ritornare alla normalità -conclude Antonio Miglio- è già qualcosa di grande”.