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Omicidio Giulia Cecchettin

In cosa consiste la rieducazione di cui potrebbe beneficiare Filippo Turetta in caso di condanna all’ergastolo

L’avvocato penalista Daniele Bocciolini spiega a Fanpage.it perché è stata chiesta la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, imputato nel processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, e cosa significa che può beneficiare della “rieducazione”.
Intervista a Daniele Bocciolini
avvocato penalista, esperto in diritto penale minorile e Scienze Forensi, Consigliere Pari Opportunità e Commissione Famiglia e Minori dell'Ordine degli Avvocati di Roma. 
A cura di Ida Artiaco
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Il Pm di Venezia, Andrea Petroni, ha chiesto oggi di condannare all'ergastolo Filippo Turetta per l'omicidio di Giulia Cecchettin, col riconoscimento anche delle aggravanti della crudeltà e della premeditazione. Lo ha fatto oggi al termine della requisitoria nel corso della terza udienza del processo che lo vede imputato. Prima di chiedere la pena massima per il 22enne, sempre Petroni ha spiegato che nel nostro ordinamento, come sancito dalla Corte Costituzionale, "è previsto che si possa accedere dopo 26 anni alla liberazione anticipata. È prevista la rieducazione anche nell'ergastolo – ha detto il magistrato confrontandosi col tema della "giovane età" dell'imputato -. La natura dell'ergastolo non è più quella pensata nel codice del 1930″.

Ma cosa significa? Fanpage.it lo ha chiesto a Daniele Bocciolini, avvocato penalista, esperto in diritto penale minorile e Scienze Forensi, Consigliere Pari Opportunità e Commissione Famiglia e Minori dell'Ordine degli Avvocati di Roma.

Avvocato Daniele Bocciolini
Avvocato Daniele Bocciolini

Il pm di Venezia ha chiesto l’ergastolo per Filippo Turetta. Niente sorprese dunque….

"Certamente mi aspettavo questa richiesta. La Procura ha ovviamente insistito per il riconoscimento delle circostanze aggravanti della crudeltà e della premeditazione. C’è poi contestata l’aggravante della relazione affettiva: tutti gli elementi acquisiti fanno propendere per una sentenza di condanna alla pena massima prevista dal nostro ordinamento ovvero all’ergastolo. Si tratta di uno dei fatti più terribili della storia criminologica italiana ed è giusto che, in caso di condanna, la pena sia esemplare".

Sempre il pm di Venezia ha affermato che "è prevista la rieducazione anche nell'ergastolo per la giovane età". Che significa? In cosa consiste questa rieducazione?

"Nel nostro ordinamento la pena non ha solo una funzione afflittiva, ma deve avere anche una finalità rieducativa. Il carcere non è, in sostanza, un modo per passare il tempo, ma questo tempo deve servire per far sì che il reo raggiunga la piena consapevolezza di quanto commesso, e possa rendersi conto del disvalore dell’azione, giungendo alla cd. “resipiscenza”. Posso dire che nella maggior parte dei casi, il detenuto esce dal carcere più incattivito di prima. E per nulla cambiato. Per “rieducare” certi soggetti servono percorsi specifici. Nel nostro ordinamento la condanna all’ergastolo resta solo sulla carta. I cosiddetti benefici penitenziari (liberazione anticipata, permessi premio ecc) si applicano anche ai soggetti condannati all’ergastolo dopo che hanno scontato parte della pena".

Turetta potrebbe vedere, in caso di condanna, l’applicazione di qualche attenuazione della pena?

"Dal punto di vista della difesa, si è cercato di far cadere soprattutto l'aggravante della premeditazione parlando di preordinazione. Ma con riferimento alla premeditazione, questa aggravante si realizza appunto – come nel caso di specie – quando trascorre un apprezzabile intervallo temporale tra l'insorgenza del proposito criminoso e l'attuazione di esso (elemento cronologico) e quando questo proposito sia mantenuto per tutto questo tempo fino all’esecuzione del delitto (elemento ideologico). Non solo. Nel caso di specie, sono stati acquisiti tutti gli elementi che fanno propendere per la premeditazione, pensiamo alle ricerche, la lista, il materiale acquistato (il nastro, i coltelli, il denaro contante). Non ho dubbi sulla premeditazione.

L’unica strada che potrebbe provare è quella della giustizia riparativa. Si tratta di un percorso parallelo al processo che prevede un programma di trattamento specifico per il condannato. In caso di superamento positivo del predetto progetto educativo, si potrà riconoscere all’imputato una circostanza attenuante specifica che in appello – se ritenuta equivalente – alle contestate aggravanti, potrà essere idonea a far cadere l’ergastolo".

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